Nigel Mansell, campione del mondo di F1 nel 1992 con la Williams ed ex pilota della Ferrari, ha concesso un lunga intervista a La Gazzetta dello Sport. Tanti i temi toccati, dagli aneddoti del passato ai principali temi del presente: vi proponiamo un estratto delle sue parole.
Di seguito le dichiarazioni di Nigel Mansell:
"Dovete salutare per me tutti i tifosi della Ferrari, quest’anno spero vinca molto. Io sventolerò la bandiera del Cavallino anche per loro".
Sul Mondiale 1992
"Cosa Ricordo di più? È una domanda perfetta per tirar fuori il mio senso dell’umorismo: non ricordo assolutamente niente! Grazie, ciao, intervista finita (ride). Scherzi a parte, lo choc deriva dal fatto che sono passati già trent’anni. È strano perché ti senti addosso la stessa età e hai in mente tanti episodi, molti dei quali meravigliosi. Fu l’anno più incredibile della mia vita: raggiungi il tetto del mondo e in due settimane crolla tutto (a fine stagione la Williams non rinnovò il contratto e Nigel andò in Indycar; n.d.r.). Fu comunque fantastico. Avevo sfiorato il titolo nel 1986, ’87 e ’91, senza riuscirci. Soprattutto la prima volta, quando esplose la gomma ad Adelaide e lo persi per un punto, fu durissima. Nel 1992 fui ripagato di tutto: quando vinci il Mondiale entri in un club davvero speciale".
Su Frank Williams
"Quanto è stato importante per la mia carriera? Sono stato molto vicino a Frank, a sua moglie e ai suoi figli. Oddio, non così vicino da riuscire a mantenere il posto per il 1993... Ma era determinato, volevamo le stesse cose. Ringrazio ancora lui e Patrick Head (il socio di Williams e d.t. del team; n.d.r.) che mi hanno aiutato a diventare campione".
Sulla stagione 2022
"Cosa mi aspetto? Molte emozioni e molto equilibrio. Sembra che Ferrari e McLaren possano avvicinare Red Bull e Mercedes, e le nuove vetture dovrebbero allargare il campo di chi può vincere. Se così fosse sarebbe molto bello. Come avrebbe affrontato il cambio regolamentare Colin Chapman? Per la mia vita lui è stato più importante di Williams, senza Chapman non sarei arrivato in F1 ed è stato come un padre. Se non fosse scomparso nel 1982 sarei restato alla Lotus per sempre e avremmo vinto un Mondiale insieme. Era un genio e avrebbe adorato la sfida tecnica di questa stagione tirando fuori idee di ogni genere".
Sull'effetto suolo
"Quelle monoposto restano le più stupefacenti che abbia mai pilotato. Non dimenticherò mai un test in Brasile, a Jacarepaguà. Seguivo la Brabham di Patrese che uscì di pista e finì contro il guard-rail: erano così tanti i G che dovevamo sopportare in curva che Riccardo svenne nell’abitacolo. Erano auto incollate per terra, fisicamente dure da guidare, ma ogni tanto ti mollavano, non sapevi cosa poteva capitare. Era un’epoca in cui se avevi coraggio ed eri abbastanza stupido potevi essere molto veloce. Ma anche perdere la vita".
Sulla Ferrari
"Può riuscire a tornare al top? Può e deve. È il più grande team della F.1. La passione, i tifosi, la sua gente sono incredibili: lì ho vissuto anni fantastici. È giusto che lottino di nuovo per vincere delle gare e anche il Mondiale. Non succede da troppo. Cos’è mancato di recente? Un po’ di tutto questo. La guida e le abilità tecniche contano tanto. Ci sono state spesso polemiche in Ferrari, ma quando tutti tirano dalla stessa parte non c’è squadra migliore in cui stare, il feeling e atmosfera che regala sono speciali. Credo che stavolta siano uniti e abbiano davanti un 2022 di successo. Perché sono ancora così amato dai tifosi della Ferrari? Perché io amo loro. Abbiamo condiviso momenti magici: quando ho vinto la mia prima gara con la rossa a Rio nel 1989 contro ogni pronostico, il successo in Ungheria fulminando Senna dopo essere partito 12°, l’anno dopo il testacoda a 300 orari a Imola con Berger che mi ha spinto fuori e io che riparto e faccio segnare il giro veloce della corsa, il sorpasso all’esterno allo stesso Gerhard nel finale del GP del Messico. Tutto questo, messo insieme, mostrava ai fan del Cavallino che non smettevo mai di provarci. Ho sempre dato il massimo, ho fatto tutto quanto possibile per le mie abilità anche se poi il risultato non è stato quello voluto. Però ci ho sempre provato e loro questo lo percepivano, così come lo sentivo io. Li ho ringraziati allora e, se mi vogliono ancora bene, li ringrazio adesso".
Su Elio De Angelis e Gilles Villeneuve e sul rapporto con altri ex piloti
"Molto occasionalmente. Ho un bel legame con Patrese, il compagno migliore che ho avuto, ma non frequento tanta gente della F.1. Elio e Gilles erano due amici veri e per loro provo ancora tanta tristezza".
Foto Twitter Nigel Mansell CBE