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21/05/2022 20:55:00

Ferrari, il valore aggiunto si chiama Charles Leclerc: maestoso in qualifica in Spagna


Articolo di Alessio Ciancola
Inutile girarci intorno: l'attuale competitività Ferrari è figlia del miglior pacchetto macchina-pilota. Oltre alla F1-75, a Maranello c'è anche un valore aggiunto che fa la differenza: Charles Leclerc. La dimostrazione? La maestosa pole nel GP di Spagna.

Lo si dice spesso in Formula 1: difficile, se non impossibile, paragonare piloti diversi appartenenti a epoche diverse, poiché molteplici sono i fattori in gioco quando si tenta di applicare lo stesso metro di giudizio a piloti appartenenti a ere tra loro, tecnologicamente e non solo, distinte e talvolta distanti.
Come detto, farlo è assai difficile, ma non impossibile visto che, come si dice, c'è sempre l'eccezione che conferma la regola.

Ebbene, un modo discretamente valido per equiparare piloti appartenenti a differenti epoche della massima formula potrebbe essere quello di valutarli in situazioni specifiche, nelle quali ad emergere è chiaramente il talento puro dell'essere umano, del Pilota con la maiuscola, capace di bypassare il livello tecnico del mezzo meccanico che, con il passare degli anni, è diventato e sta diventando sempre più predominante.
Dunque, utilizzare come metro di giudizio il giro da qualifica potrebbe rappresentare un valido strumento per compiere questi accostamenti tra leggende "all time".

Si, perché il giro secco da qualifica, quello da pelo, da "all-in" in Q3, è il momento del weekend, forse l'unico, dove a fare la differenza è (sempre macchina permettendo) l'istinto del pilota, la sua capacità di ritardare la frenata di quei pochi centimetri necessari per guardare dei millesimi, il suo feeling che gli suggerisce linee creative in curva per guadagnare, chissà, qualche centesimo in uscita da una piega. Insomma, un momento topico, dove vengono a galla i fuoriclasse, dove si comprende la differenza tra buoni piloti e top driver, dove l'uomo prevale sul mezzo.

Non è un caso, quindi, che nell'immaginario collettivo della categoria regina del motorsport, oltre alle vittorie, rimangano impressi anche dei giri spettacolari in qualifica a firma, sempre, di piloti leggendari, di gente capace di riscrivere i libri di storia di questo sport.
Chi non ricorda la pole di Ayrton Senna a Monaco nel 1988? O quella di Hamilton a Singapore nel 2018 piuttosto che l'ultimo, magico, acuto di Michael Schumacher a Monaco nel 2012? O ancora, chi ha dimenticato la prima pole di Schumi in Rosso a Monaco '96?
Risposta: nessuno. Anzi, chiunque ha vissuto quelle magiche gesta, non esita a raccontarle alle seguenti generazioni, proprio a sottolineare l'eccezionalità dell'evento.



Ad entrare di diritto in questo ristretto club di imprese destinate a restare scolpite nella storia della  F1 e nella memoria dei fan è, indubbiamente, anche la pole position siglata nelle qualifiche del gran premio di Spagna da Charles Leclerc.
Una pole fantastica, in primis per la spettacolare, magica perfezione del giro del Monegasco, ma anche a causa delle condizioni in cui è maturata.
Condizioni tutt'altro che facili o di chiara supremazia tecnica della Rossa poiché, sin dal Q1, una rinata Red Bull sembrava pronta a prendersi la partenza al palo.
Non solo, ma anche lo stesso Leclerc ha vissuto i 60 minuti di qualifica con un continuo susseguirsi di emozioni: prima il brivido figlio del rischio elimazione in Q2 (per l'azzardo di salvare un set di gomme per la gara), poi il testacoda nel primo push in Q3 che a tutti avrebbe tolto quella confidenza necessaria per tentare l'ultimo colpo a vita persa per puntare al bottino grosso.
A tutti, ma non al pilota Monegasco che, nel suo ultimo tentativo, ha dato vita ad un assolo durato quasi 79 secondi (1'18"750 il tempo pole), pieno di puro cuore, piede, coraggio, istinto che gli hanno consegnato la pole numero 13 della carriera.
79 secondi, circa, da cuore in gola per i tifosi del Cavallino, sospesi tra la consapevolezza di essere davanti ad una grande performance e la speranza del non assistere nuovamente degli errori, conclusi poi con la grande esultanza per l'ennesima dimostrazione dell'enorme talento del loro beniamino.

Una prova di forza di non poco conto, da parte della Ferrari e del suo pilota, dietro cui però, a ben guardare, si cela una realtà ben più profonda.
Ad oggi, la Ferrari occupa la posizione che occupa, in classifica piloti così come in quella costruttori, indubbiamente perché dispone di una macchina davvero buona, ma soprattutto perché ha il miglior pacchetto macchina-pilota.
Dati alla mano infatti, la F1-75 è ottima, veloce e ben bilanciata, seppur forse di un'inezia inferiore alla Red Bull (almeno quella di Verstappen), tanto che probabilmente il suo livello è fornito dalle prestazioni di Carlos Sainz, a ridosso di Verstappen ma mai capace di sopravanzarlo.
Per diventare la vettura vincente che, ad oggi, la Ferrari è, serve dunque un plus, un fattore capace di fare la differenza, di creare imprevedibilità, di metterci del suo quando serve, un valore aggiunto per essere chiari. Un valore aggiunto che, dalle parti di Maranello, corrisponde al nome e cognome di Charles Leclerc.