Quest'oggi spegne 80 candeline Arturo Merzario, storico protagonista della Formula 1 degli anni '70. Per l'occasione, l'ex pilota di Civenna ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport in cui ha ripercorso le tappe più segnanti della propria carriera. Ve ne proponiamo un estratto molto interessante.
"La mia prima macchina? Non avevo neanche la patente, usavo quelle di mio fratello", ha ammette Merzario ai microfoni della Rosea. "Poi i miei mi hanno regalato una Giulietta Spider 1300, roba di lusso. Nel 1962 ci ho corso la prima gara per la Scuderia Lario, a Monza. Era la Coppa Fisa: su 32 partenti sono arrivato ottavo con la macchina con su la radio. Ci facevo le corse e ci andavo a… donne. Funzionava, eh. Figurati: gli altri andavano in bici…", racconta.
Marzario illustra poi quali furono i suoi primi passi nel mondo delle corse: "Quando ho capito di poter fare il professionista? Al Nurburgring nel 1963. Non mi sembrava vero di poter guidare a sinistra, senza paura che arrivasse una corriera. Ho battuto tutti i suoi piloti, e allora Abarth mi ha ingaggiato. Solo che c’era il militare. Ho cominciato solo nel 1967". Poco più tardi, nel 1969, Merzario ottenne la vittoria all’Europeo Turismo. Vittoria che gli valse la chiamata in Ferrari: "Nel 1969: mi sembrava un traguardo irraggiungibile. E invece grazie al mio piede destro ignorante ero lì. Facevo il pilota di F.1, il collaudatore, il postino, tutto: come usava allora".
All'epoca l'automobilismo non era uno sport sicuro come lo è al giorno d'oggi. Alla domanda se abbia mai avuto paura al volante di una vettura, Merzario risponde: "Sì, sempre. Anche in autostrada da Milano a qua, a Carate Brianza. Figuriamoci in gara. Paura non di morire. Perché se te moeret te moeret, se muori muori. Avevo e ho paura di restare invalido. Il pilota che dice di non aver paura dice fesserie".
Nel 1976, al Nurburgring, Merzario si rese protagonista di un gesto eroico: soccorse Niki Lauda dalla monoposto in fiamme salvandogli la vita. A tal riguardo afferma: "E’ stato uno dei momenti che segnano una vita. La mia e la sua. Se Niki ha vissuto ancora quarant’anni è grazie alla follia dell’Arturo. Perché bisognava essere matti per fare quel che ho fatto. Io sono credente, non praticante: ma penso che qualcosa mi abbia detto di fermarmi. Poi quel Ron Howard ci ha fatto su un romanzo tutto sbagliato in quel film: una somarata".
Infine, sui suoi recenti impegni: "L'ultima corsa? A settembre, a Goodwood. Ma l’anno scorso ho fatto anche una gara vera, al Nurburgring, per il 50° del motorsport BMW, con la M2. A due giri dalla fine ero terzo, potevo andar sul podio a 79 anni. È uscita la safety, alla ripartenza mi hanno passato in due… Adesso faccio le gare della mutua, coi prototipi e le F.1 storiche. Ho la gran fortuna di guidare la Ferrari di Phil Hill del 1961, la Lotus 21 di Jim Clark. Cosa voglio di più?".
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