Dovremmo forse iniziare a fare come i complottisti che, a proposito di varie questioni, affermano provocatoriamente: - Non ce lo dicono -?
Torniamo a parlare di Ferrari mentre prende corpo una duplice sensazione: da un lato quello che sia stato già detto tutto, forse troppo; dall’altro che a tutte le analisi lette o ascoltate manchi una parte, diciamo un anello a tutta la catena dei ragionamenti.
Del resto, forse è proprio all’interno della Ferrari che il ragionamento stesso è difficoltoso; come se si fosse incagliato, al pari dello sviluppo lineare della F1-75; da qui tutti i ritardi, compreso quello che a nostro avviso è il principale: le dimissioni di figure di spicco strategiche nell’era Binotto come Sanchez o le ricollocazioni di professionisti come Rueda.
Forse non era stata considerata a dovere una frase di Vasseur di qualche settimana fa, quando in un passaggio delle sue dichiarazioni ai microfoni di “As” aveva affermato: "Abbiamo lavorato sul flusso di comunicazione, per assicurarci che sia più diretto", ha aggiunto Vasseur. "Quando sei chiamato a reagire nello spazio di un secondo, devi essere preparato a qualcosa su cui non puoi prepararti. Abbiamo creato un processo più diretto, per permettere alla squadra di lavorare meglio. Quando qualcosa non ha funzionato, bisogna capirne le ragioni. Ma molte volte si tratta di una questione di flusso di informazioni e non di chi preme il pulsante e decide. In Sauber eravamo molti meno e il flusso di comunicazione era più semplice."
Ecco spiegato il motivo per il quale abbiamo già promosso, per quanto riguarda l’operato sul fronte comunicativo, Vasseur. Poi però c’è la pista, c’è il rendimento avvilente con le gomme dure, ci sono i secondi di ritardo non solo nei confronti della Red Bull, il passo gara, il rendimento aerodinamico che al simulatore aveva illuso…tutto questo non è da Ferrari.
Ci vogliamo sforzare di ragionare ancora così: continuando a considerare la Ferrari un’entità non compatibile con il momento che attraversa. Proprio per questo, però, torna il concetto dell’anello che non tiene, a proposito di ragionamenti: i capitali ci sono, il profilo aziendale è quello di sempre, con il medesimo appeal sul mercato.
Cos’è che sta mancando al reparto corse? Questione di filosofia con la quale è concepita la struttura o di materiale umano da livellare verso l’alto? Troppo facile ripetere come una filastrocca noiosa che manca il Newey della situazione, perché ai tempi di Todt e Brawn nessuno ne lamentava l’assenza, eppure era già considerato un genio da tempo.
Nel frattempo, siccome l’nizio di stagione è stato quello che è stato, la prima necessità è quella di non buttare un altro Campionato, partendo dalla minima certezza che fare peggio è difficile e che tra il Gran Premio d’Australia e quello dell’Azerbaijan ci saranno tre settimane per correggere e aggiornare. Per capire... no: vogliamo presumere che a Maranello abbiano già capito e che le deduzioni, sacrosantamente, le stiano tenendo per loro. Perlomeno, ci sforziamo di crederlo.
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