Intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, l'Ingegner Luigi Mazzola si è a lungo soffermato sulle principali vicende di casa Ferrari. Vi proponiamo le sue considerazioni riguardanti le analogie e le differenze tra il passato e il presente della Rossa.
Mazzola è approdato a Maranello nel 1988, cominciando un percorso che l'ha visto ricoprire diversi incarichi e togliersi immense soddisfazioni. Prima dei trionfi, però, ne ha viste tante. Quando gli abbiamo chiesto "c’è qualche analogia tra il lasso di tempo che va dal 1988 al 1999 e la situazione attuale del team?", lui ha risposto:
"Qualche analogia c’è. Allora la macchina lottava per seconda e terza fila ma non aveva le prestazioni per arrivare al titolo. La Ferrari era un'azienda che si stava piano piano trasformando, avevamo una situazione tecnica non ben definita. In tal senso c'è un po' un'analogia con il periodo attuale, dove ci sono più direttori tecnici in più aree, dove non c'è un riferimento ben definito. All'epoca un riferimento c'era, ma non lo era al 100%. Penso a John Barnard, che era presente e non presente perché faceva base in Inghilterra. Insomma c'era una situazione non ben chiara".
Poi arrivò Brawn a mettere ordine: "Instaurò un'organizzazione precisa: c'era un direttore tecnico, un capo-ufficio tecnico, un jolly - Rory (Byrne, ndr) - e un capo-ufficio aerodinamica. E questo certamente fu anche il frutto del lavoro di Todt e Montezemolo, che hanno costruirono il tutto attorno a un grande pilota: Michael Schumacher. Attualmente non è così, e ho l'impressione che si dovrebbe andare in quella direzione, non come persone ma come struttura organizzativa".
Recentemente Mazzola ha più volte sottolineato la perspicacia di Brawn nell’andare ad inserire nuove risorse di valore piuttosto che epurare. Gli abbiamo chiesto, a suo parere, quale era la figura più determinante a quei tempi. Lui ci ha spiegato: "Brawn era la persona più determinante. Dal punto di vista tecnico, invece, il salto avvenne con l'arrivo di Rory Byrne, che si andò ad inserire in un contesto dove già c’erano figure come Montezemolo, Jean Todt e Michael Schumacher. Portò creatività, idee e competenza: fu un arrivo fondamentale. Forse, però, a fare la differenza fu lo spirito di gruppo. Per questo dico che Brawn è stata la persona più determinante, fu lui a creare questo gruppo, grazie alla sua visione".
Oggi si dice che la Ferrari abbia un peso politico molto limitato rispetto a tanti anni fa. Mazzola ha aggiunto: "Montezemolo era la figura apicale di riferimento, uno che si faceva sentire. Jean aveva rapporti con tanti. Oggi le figure apicali non parlano. Almeno, da inizio stagione non abbiamo sentito nulla".
Queste le sue ulteriori considerazioni in merito: "Ci sono delle condizioni tali per cui - pur essendo un brand blasonato - la Ferrari potrebbe avere delle difficoltà ad imporre il proprio peso politico, che è un qualcosa che si guadagna con i risultati. E, prendendo spunto dagli altri due top team, aggiungerei anche questo: la Mercedes ha Lewis Hamilton, che in quanto a risultati – e sottolineo risultati – è paragonabile a Michael Schumacher; poi ha Toto Wolff, figura prestigiosa e influente nonché proprietario della squadra. La Red Bull ha personaggi come Helmut Marko, Christian Horner e Max Verstappen, che si appresta a diventare uno dei piloti più vincenti. La Ferrari, invece, ha un Charles Leclerc che è un pilota talentuoso – e l’ha fatto vedere quando ha avuto una macchina forte – ma non ha raggiunto ancora la sua consacrazione. Lo stesso concetto vale per Vasseur per quanto riguarda il suo ruolo".
QUI L'INTERVISTA COMPLETA A LUIGI MAZZOLA
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