Non poteva iniziare in modo migliore, la stagione 2023 per la Red Bull. Di fatto, dopo un 2022 dominato, con entrambi i titoli mondiali conquistati con una discreta facilità, il team di Milton Keynes ha mostrato al mondo quanto non sia sazio, portando in pista per il mondiale attuale una vettura, la RB19, ancor migliore della progenitrice. Dati alla mano, infatti, nelle prime dieci uscite sin qui disputate, il team anglo-austriaco ha mostrato uno stato di forma impressionante, portando a casa il successo in tutti i GP corsi.
Una prima parte di campionato che sancisce lo straordinario lavoro dagli uomini di Milton Keynes, capaci di realizzare una vettura "all-round", perfetta in ogni scenario e condizione (anche considerando l'handicap della limitazione delle ore in galleria del vento, sanzione per la violazione del budget cap 2021). Un avvio che, almeno sino ad ora, ha mostrato un team perfetto ovunque: dallo staff tecnico, come detto, fino alla gestione del team, di gara e della strategie, passando per i piloti.
Eppure, malgrado lo stato di forma poc'anzi descritto, il team diretto da Christian Horner non sembra essere sazio, soddisfatto dello stato dell'arte e, magari, propenso a rallentare i ritmi di lavoro e magari bloccando lo sviluppo della RB19 per iniziare a pensare al 2024. Al contrario, invece, tutto il team sembra desideroso di entrare nella storia della Formula 1, vincendo (o provando) tutti i GP del mondiale 2023. Un obiettivo espresso da George Russell ad inizio stagione dopo avee appreso il valore della RB19, ma sempre smentito da Chris Horner ed Helmut Marko.
Obiettivo che, ad oggi, non può più essere nascosto, considerando le straordinarie prestazioni della RB19 guidata da Max Verstappen, capace in ogni condizione di estrarre il 100% dalla macchina. Obiettivo, per il cui perseguimento, a Budapest ha fatto la sua comparsa un nuovo pacchetto di novità sulla RB19, con soluzioni particolarmente ardite ed estreme, come le bocche dei radiatori.
I tecnici diretti da Adrian Newey e Pierre Wachè, infatti, hanno svolto un grandissimo lavoro di miniaturizzazione bocche dei radiatori (riducendone l'altezza e toccando minimamente la larghezza) con il chiaro intento di ridurre la il drag della monoposto e, anche, di aumentare il carico aerodinamico aumentando il sottosquadro e, di conseguenza, la portata d'aria indirizzata verso la zona del fondo e dell diffusore.
Un lavoro che non ha riguardato la zona superiore del sidepod, rimasto invariato ma che ha coinvolto la zona del "vassoio" in carbonio nella parte inferiore che è stato rialzato (adattando di conseguenza la zona inferiore della pancia).
Un lavoro che però, oltre a chiari benefit prestazionali, ha avuto anche un impatto di non poco conto sul raffreddamento della power unit Honda visto che, inevitabilmente, la portata d'aria in ingresso è stata notevolmente ridotta.
Elemento, quest'ultimo, che certifica la grande affidabilità del motore Honda, oltre che la sua capacità di richiedere una quantità d'aria ridotta per il suo funzionamento ottimale, lavorando bene anche ad alte temperature (e Budapest sarà un banco di prova non trascurabile, viste le elevate temperature che storicamente contraddistinguono la pista magiara).
Una soluzione, come detto in apertura, coraggiosa ed estrema che, oltre ad alzare l'asticella per tutti i team, potrebbe rivelarsi un jolly per la RB19 su piste veloci come Spa e Monza. Non solo, ma potrebbe anche rappresentare l'antipasto di una prossima RB20, vettura 2024, che potrebbe essere davvero estrema, ancor di più di questa creatura firmata da Adrian Newey.
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