Quando Mattia Binotto, circa a metà della passata stagione, iniziò a ripetere “dobbiamo capire” evidenziando la grande difficoltà del team nell’individuare i problemi che rendevano la F1-75 una vettura estremamente competitiva in certe condizioni e particolarmente lenta in altre, fu un tiro al bersaglio fin troppo facile. Sembrava che l’ingegnere di Losanna volesse mascherare gli errori del muretto con uno strano problema di prestazioni dalla difficile identificazione. Ad oltre un anno di distanza, dopo gli sviluppi invernali, dopo un nuovo team principal, le dichiarazioni esaltanti di inizio stagione, un importante cambio di design e tanti aggiornamenti, sembra che la Ferrari sia ancora allo stesso punto. Non dal punto di vista delle prestazioni e della competitività in pista, no, da quel punto di vista siamo molto più indietro, e sono i punti e la posizione in classifica a dirlo. Mi riferisco a quello stato di sconcerto e attonimento che ancora adesso attanaglia la squadra, e questa volta a dirlo è Charles Leclerc.
Da inizio anno è sempre stato quasi impossibile prevedere con esattezza non solo le prestazioni della SF-23 su un dato circuito, ma anche comprendere se il team avesse realmente preso la giusta direzione in termini di risoluzione dei problemi. Su queste pagine abbiamo analizzato gli aggiornamenti, studiato le telemetrie e confrontato tonnellate di dati per darvi la nostra opinione, per poi trovarci anche ad ammettere una certa sorpresa in caso di risultati negativi su circuiti in teoria amici, come anche risultati abbastanza positivi su circuiti che dovevano mettere in mostra i limiti della Rossa. E fin quando siamo noi dall’esterno a rimanere sorpresi non ci sarebbe tanto da meravigliarsi, ma quando è un pilota Ferrari a rimanere sorpreso, per non dire attonito, dobbiamo pensare che ancora adesso a Maranello non abbiano realmente capito, e l’unico lato positivo è che forse sono in buona compagnia.
Nel ring delle interviste post GP, Leclerc ha messo in evidenza la situazione come mai nessuno aveva fatto prima: “Se guardo prima di Budapest e qua, se dovevo scommettere su una pista avrei scommesso su Budapest, invece è stato l’incontrario e secondo me è proprio su questo che bisogna focalizzarci e, appena si può, analizzare questo aspetto. Perché la nostra macchina doveva andare più forte a Budapest e per qualche motivo l’abbiamo messa in un posto dove non abbiamo ottimizzato il nostro potenziale invece qui abbiamo avuto un risultato decente.”
Torna anche il tema delle gomme che fu proprio Binotto a mettere in evidenza un anno fa, per poi essere ripreso come un tormentone in tutto l’inizio di questa stagione: “C’è tanta strada prima di arrivare alla Red Bull che fa qualcosa con le gomme che noi non sappiamo fare ancora, spingono al 100% dal primo all’ultimo giro mentre noi dobbiamo fare tanto management.”
Ed infine lo stupore nel non aver ancora capito la macchina:
“Secondo me c’è ancora qualcosa che capiamo completamente con questa macchina. Budapest e Spa è l’esempio perfetto, ci aspettavamo qualcosa di completamente contrario a quello che è successo”
Tutto questo non vuole colpevolizzare oltre modo il reparto tecnico di Maranello, tra l’altro oggi sarebbe anche difficile identificare i responsabili tra gli uomini di Binotto e chi ha preso in mano le redini dopo il loro addio. In questa situazione si trovano infatti più o meno tutti, Max Verstappen a parte. Si, perché anche Perez non ha capito come mai in diverse gare non è riuscito ad essere competitivo.
Non l’ha capito neanche l’Aston Martin, che dopo l’ottimo inizio di stagione sembra addirittura aver fatto passi indietro dopo il pacchetto di aggiornamenti portati tra Spagna e Canada.
Ieri ha confessato di non aver ancora realmente capito la W14 neanche Toto Wolff: "La macchina non ha fatto quello che volevamo". La Mercedes in Belgio ha portato ulteriori importanti aggiornamenti a pance, fondo ed ala posteriore per ritrovare inspiegabilmente il problema del porpoising, che sembrava aver risolto a Monaco con la versione B della monoposto, e le facce dubbiose di Toto e Lewis.
Anche la “risorta” McLaren, dopo la crescita costante negli ultimi GP, ha fatto passi indietro a Spa, non solo sbagliando assetto, ma anche portando un’ala posteriore progettata per dare più downforce e che invece ha causato principalmente tanto drag.
Allo stesso modo anche per Alfa Romeo, Williams, AlphaTauri ed Haas è stata una stagione di continui alti e bassi, con prestazioni inattese in un senso e nell’altro.
Oggi potremmo quindi dire che Binotto non era il solo che "doveva capire", e che in fondo non è che gli altri dopo di lui e intorno a lui, anche in altre scuderie, abbiano poi capito granché.
Guardando la griglia di partenza del GP del Belgio, notando che tutte le monoposto stanno più o meno convergendo verso il design aerodinamico esterno della Red Bull e ricordando quanto diverse erano in Bahrain 2021, ho come l’impressione che gli uomini di Milton Keynes siano riusciti nella più grande beffa della storia della Formula 1. Ogni volta che sento Verstappen irridere gli avversari via radio rispondendo in modi molto “pittoreschi” alle richieste di rallentare del suo ingegnere di pista, penso che lui, la RB-19, e potenzialmente le sue evoluzioni, abbiano ancora talmente tanto margine da potersi permettere di distrarci come fanno i migliori prestigiatori, mostrandoci il mazzo mescolato nella mano destra mentre hanno già la carta giusta ben nascosta nella manica di quella sinistra. In fondo la Red Bull ha Adrian Newey, il mago della Formula 1...
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