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20/05/2024 07:25:00

Il rompipaddock - San Nicola e la retorica dei se


Articolo di Luca Olivato
Gara tirata ma priva di emozioni sulle rive del Santerno

A Imola suona sempre la stessa sinfonia, che è un andante con brio. Nel senso che chi parte primo arriva primo, magari ogni tanto piazza il giro più veloce per rintuzzare gli attacchi degli inseguitori proprio come le persone che si fanno desiderare senza concedersi. 

Vien da sé che partire dalla pole position, come ha fatto Verstappen (10), per la settima volta consecutiva (ha firmato tutti i giri più veloci in prova nel 2024), significa la quasi aritmetica certezza di finire sul gradino più alto del podio, specie se non interviene la safety car a scompigliare le carte in tavola. 

Ma laddove non arrivano le indiscutibili abilità di Max (impietoso il confronto con Perez, 4) ci pensa la diplomazia, perché senza quel mega traino di Nico Hulkenberg (5: dalla sua posizione in qualifica ci saremmo aspettati quantomeno la zona punti, anche alla luce della rimontona di Magnussen, 8) la storia sarebbe stata diversa, presumibilmente di nuovo a favore di Lando Norris (10) che ha già saldato il conto con la fortuna che gli aveva spianato la pista verso il suo primo successo.

La Red Bull è apparsa un po’ in confusione, e non solo per la prestazione di Perez. Verstappen ha dovuto tirare fuori tutta l’argenteria per ottenere la vittoria, e per la prima volta non ha passato gli ultimi giri a fare il turista. La McLaren, invece, è autrice di una progressione imperiosa, soprattutto se pensiamo che meno di un anno fa arrancava a un giro dai primi. Oltre all’ottimo Norris anche Piastri (7) ha dimostrato di avere un gran passo, peccato per quella penalizzazione che gli è di certo costata il podio.

La macchina più attesa, comunque, era la Ferrari. Annunciato con settimane di anticipo, l’upgrade aerodinamico non ha dato benefici di alcun tipo. Anzi, il divario con le monoposto papaya si è ulteriormente ampliato. Da parte loro, i due scudieri hanno tirato fuori quanto il mezzo tecnico aveva da offrire, con Charles (8) decisamente più ispirato di Sainz (6, invero anche penalizzato dalla strategia). 

E qui arriviamo alla seconda parte del titolo, perché alcuni autorevoli organi di stampa si sono posti la tristissima domanda su cosa sarebbe successo se Leclerc non avesse sbagliato a quella che una volta si chiamava Variante Alta. Una domanda retorica che evidentemente serve solo a sollevare inutili dibattiti da tastiera. Allora lo scriviamo una volta per tutte: non sarebbe cambiato assolutamente nulla, perché Norris era molto più veloce (degradava meno, forse) e già nei giri precedenti si era fatto avvicinare nel gioco della ricarica della batteria. Forse l’inglese, infastidito dalla sagoma negli specchietti, non sarebbe andato a prendersi Verstappen che pure girava molto più lento. La nota dolente è che per poter superare, in un circuito vecchio stile come Imola, serve un delta di oltre mezzo secondo tra chi precede e chi segue, come dimostrato dai giri finali, ma anche da quelli iniziali durante il duello tra Sainz e Piastri. E questo nonostante il regolamento dovrebbe, con l’effetto suolo, permettere alle vetture di seguirsi senza noie aerodinamiche.

Resta il fatto che la Ferrari è stata senza dubbio la grande delusione del week-end, ma, nonostante tutto, continua a restare a galla. Leclerc è secondo a circa 50 punti da Verstappen, discorso simile per la classifica dei costruttori. Serve urgentemente quel salto in più per andare davanti alla Red Bull e, anche con contributo della McLaren, questo campionato che sembrava irrimediabilmente compromesso, potrebbe inaspettatamente riaprirsi.

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