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11/07/2024 18:00:00

Formula social: la nuova era di uno sport «competitivo»


Articolo di Prisca Manzoni
I numeri dei followers della Formula 1 sui social sono sempre in crescita, e lo sport sta cambiando per seguire i gusti di questa parte. Il risultato sono polemiche sterili, che si allontanano dalla competitività della categoria.

Il business della Formula 1 sembra crescere a vista d'occhio, tra nuovi paesi sempre più interessati ad ospitare il Circus, serie TV, film e "parate" dentro e fuori la pista. Lo sport è diventato particolarmente virale sui social, dove i contenuti simpatici e frivoli prima che informativi riscuotono un grande successo e attirano persone nel vortice del motorsport. I numeri raggiunti sono da capogiro: come indicato in esclusiva dall'osservatore Affidabile.org, la Formula 1 raccoglie circa 460 milioni di followers sulle varie piattaforme digitali. Un altro dato interessante è la percentuale di persone che seguono solo il pilota o anche le squadre, dato che il 56,4% sceglie solo i primi, con Hamilton davanti a tutti e che stacca di circa 15 milioni di seguaci il secondo, ossia Leclerc (non una novità, visto lo stile di vita e l'esposizione mediatica che il britannico ha sempre avuto). 

Tuttavia, questa patina dorata nasconde una criticità, di cui gli stessi organizzatori fanno fatica a parlare: il calo dell'audience televisiva. In Italia lo share diminuisce con ogni GP, ed è calato in media del 20% rispetto allo scorso anno. E non c'è dubbio che le persone che si siedono con regolarità davanti alle gare siano i "veri" tifosi, eppure sembra che la Formula 1 abbia scelto come "figli preferiti" il nuovo popolo dei social, che incita con continue foto, video e "meme" di tutto ciò che non concerne la pista, come le fidanzate dei piloti, serate a giocare a padel o vari animali domestici.

Una strategia discutibile, visto che sembra averci fatto perdere il senso di uno sport competitivo, dove una "spallata" di Verstappen a Norris diventa tema di dibattito per una settimana e la possibile "rottura" della loro amicizia è la preoccupazione di alcune redazioni titolate. Figuriamoci che a Verstappen è stato persino chiesto perchè non avesse fatto passare il britannico un curva 3, anzichè forzare la manovra. "Io non sono qui per arrivare secondo", ha sottolineato l'olandese con tono scocciato, come se non ci fosse stato bisogno di fare quella domanda.

Giusto qualche mese fa, Juan Pablo Montoya aveva detto a Beyond The Grid che al suo tempo i piloti non si parlavano nemmeno tanta era la rivalità; forse si può trovare una via di mezzo, dove i piloti sono liberi di avere una relazione fuori dalla pista che non viene così pubblicizzata, per evitare discussioni inutili su quello che un semplice modo di correre (forse un po' al limite). Ma forse c'è una luce in fondo al tunnel, che emerge grazie al vero senso dello sport: giusto dopo il Gran Premio d'Austria si sono venduti anche i restanti biglietti per Silverstone alle persone che, mosse dalla lotta tra Norris e Verstappen, hanno voluto godere delle battaglie in prima persona. E nessun contenuto social, nessun concerto, partita o evento ha convinto queste persone, se non la pura rivalità in pista. 

Foto copertina x.com

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