Adesso è ufficiale: la Formula 1 ha presentato il calendario 2026. Le modifiche rispetto alla stagione attuale non sono tante, seppur decisamente significative. Analizziamole insieme.
Esattamente come successo quest'anno, il campionato inizierà con il GP d'Australia, seguito prontamente dall'appuntamento di Shanghai, in Cina.
Suzuka, Bahrain, Gedda e Miami restano anch'esse al proprio posto, mentre il primo cambiamento netto riguarda il round 7, con "l'anticipo" - rispetto alle consuetudini - del Gran Premio del Canada.
Logisticamente, tale modifica è senza dubbio intelligente, visto che le squadre non saranno costrette ad andare a Montréal a stagione europea già avviata. Eppure, la data stessa della gara si sovrapporrà perfettamente con la 500 Miglia di Indianapolis: non di certo una genialata dal punto di vista commerciale...
Successivamente, è evidente l'assenza della bandiera italiana per il GP dell'Emilia-Romagna, ad Imola. Purtroppo gli sforzi delle organizzazioni non sono bastati a trattenere l'iconico Circuito Enzo e Dino Ferrari nel Circus, quantomeno per il 2026.
È un peccato che la Formula 1 perda, almeno temporaneamente, un vero e proprio appuntamento con la storia. Più che un peccato, in realtà, è quasi una vergogna. Una mossa oggettivamente irrispettosa verso gli appassionati di lunga data; un passo indietro non indifferente.
Imola a parte, la parte europea del Mondiale resta invariata, con una semplice inversione tra Monaco e Barcellona. Seguiranno, in ordine, Austria, Gran Bretagna, Belgio, Olanda e Italia, con la pista di Monza.
Al round 16 troviamo la seconda novità, già ben nota ai più informati: Madrid. La prova inconfutabile che due gare in uno stesso Paese, in questo caso la Spagna, non sono assolutamente un problema.
Da lì in poi resta tutto come da programma: Baku, Singapore, Texas, Città del Messico, Interlagos, Las Vegas, Qatar ed Abu Dhabi; ovvero il classico ultimo terzo dell'anno suddiviso tra Medio Oriente ed America.
Complessivamente, il calendario 2026 è destinato a generare discussioni, dato che conferma una tendenza sempre più innegabile per la Formula 1: la ricerca ossessionata - quasi disperata - del denaro.
Per carità, gli organi amministrativi non possono mica prendere decisioni basandosi sui pareri di persone che questo sport lo vivono ogni giorno con tutta la propria anima. Se così fosse, invece di vivere sul pianeta Terra, ci si ritroverebbe in un "paese delle meraviglie"...
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