Con un mondiale 2025 che appare già scritto, con ormai solo l'incognita di quale tra i due piloti McLaren vincerà il titolo, l'attesa per la rivoluzione della prossima stagione è sempre più alta. Nuove regole, nuova aerodinamica, nuovi motori ed anche, finalmente, un undicesimo team in griglia. E non un team qualsiasi. Sarà il ritorno del nome Andretti, con il peso della sua storia, e l’ingresso di Cadillac, simbolo dell’orgoglio americano.
Nel podcast High Performance, Graeme Lowdon – ex boss Manor e ora uomo chiave del progetto – racconta con passione e lucidità come sta nascendo questa squadra. E perché non sarà solo un’operazione di marketing, ma qualcosa che può cambiare davvero le regole del gioco.
Una lunga chiacchierata, a tratti emozionante e commovente (inevitabile il ricordo di Jules Bianchi) che svela tutto l’entusiasmo dietro questo grande progetto, ambizioso e ben pianificato, lontano dall’immagine improvvisata che spesso accompagna i nuovi arrivi nel Circus.
Lowdon non usa mezzi termini: “Ci stiamo preparando in modo molto serio. Non abbiamo fatto annunci sensazionalistici, ma stiamo costruendo una squadra di grande valore, passo dopo passo.”
Alla base del progetto c'è la consapevolezza che in F1 non si può improvvisare: “Vogliamo essere competitivi fin da subito. È un obiettivo ambizioso, ma non impossibile se fai le cose con metodo.”
Il team Cadillac – Andretti sta lavorando da mesi lontano dai riflettori. Secondo Lowdon, il focus principale è sulla cultura interna della squadra: “Stiamo cercando persone con l’atteggiamento giusto. La F1 è un ambiente stressante, non puoi avere un team disfunzionale. Serve coesione, rispetto e visione condivisa.”
È un approccio che guarda alla sostanza, non all’apparenza. Più simile a quello delle squadre che hanno costruito la propria forza nel tempo, mattone dopo mattone, come la Red Bull dei primi anni o la Mercedes del 2010 quando è tornata in F1. Niente slogan ad effetto, ma attenzione alle persone giuste, all’ambiente di lavoro, alla coesione del gruppo
La data cerchiata in rosso è ormai il vicinissimo 2026, quando entreranno in vigore nuovi regolamenti tecnici e motoristici, e Cadillac ha tutta l’intenzione di sfruttare l’occasione: “Sarà una stagione di cambiamento per tutti, e questo crea un’opportunità unica per chi entra in quel momento. Non partiremo svantaggiati rispetto ai top team, sarà tutto nuovo per tutti.”
Il team ha già avviato la collaborazione con General Motors per lo sviluppo della power unit e punta a una sinergia tecnica molto forte con la base americana. Ma il cuore operativo resterà in Europa: “Il quartier generale sarà in Inghilterra. In F1 devi stare dove c’è il know-how, ma questo non toglie che vogliamo portare una mentalità nuova, fresca, con radici americane.”
Lowdon è chiaro anche sul tema piloti: “Non ci interessano solo i nomi. Vogliamo due piloti che possano lavorare bene con il team, che siano veloci ma anche capaci di sviluppare la macchina. La relazione umana con gli ingegneri sarà fondamentale.”
Dopo le mille indiscrezioni delle ultime settimane (Valtteri Bottas, Sergio Pérez, Colton Herta, Jak Crawford, Mick Schumacher, Zhou Guanyu, Alex Palou, Felipe Drugovich), durante l'intervista non sono trapelate informazioni più chiare, ma il messaggio è inequivocabile: niente scommesse mediatiche, ma profili solidi e funzionali alla crescita del team.
Lowdon mostra un entusiasmo sincero quando parla dell’identità Cadillac: “È un marchio storico, sinonimo di innovazione, performance e orgoglio americano. Vogliamo portare questi valori in F1, ma senza arroganza. Con rispetto per la tradizione europea, ma anche con l’energia e lo spirito competitivo USA.”
Il progetto, sul quale mediaticamente aleggiano ancora oggi molti dubbi, ha anche una dimensione simbolica: “Tanti ci guardano con scetticismo, ma è proprio per questo che vogliamo dimostrare il contrario. Non si tratta solo di correre: vogliamo essere un esempio di come si costruisce qualcosa di grande, partendo dalle persone.”
In chiusura, Lowdon accenna al passato con Manor, un’avventura che ha lasciato cicatrici ma anche insegnamenti: “La F1 è dura. Ma se hai vissuto quella esperienza, capisci quanto sia importante fare le cose nel modo giusto. Il ricordo di Jules Bianchi è sempre con me. Era un talento straordinario e una persona eccezionale. Anche per lui voglio che questo progetto riesca.”
C’è qualcosa di serio, di autentico, nel modo in cui Cadillac e Andretti stanno preparando il loro ingresso in Formula 1. Non è solo entusiasmo, è un lavoro enorme, silenzioso, pieno di rispetto per questo sport. Ma la F1 è anche piena di grandi nomi che ci hanno provato e non ce l’hanno fatta: basti pensare a BMW o Toyota. Stavolta però, la sensazione è diversa. Forse perché dietro non c’è solo potenza industriale, ma anche gente che ha vissuto la F1 davvero, che sa quanto può far male e quanto può valere. Forse, questa è la volta buona.
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