Negli ultimi anni la Formula 1 ha cambiato pelle. Il calendario si è allungato, nuove città si sono prese la scena con Gran Premi scintillanti e spettacolari: Las Vegas, Miami, Jeddah. Circuiti pensati non solo come piste, ma come veri palcoscenici globali. A pagarne il prezzo, spesso, sono i tracciati storici: Imola, Barcellona, Hockenheim, persino Spa, simboli che si apprestano a diventare pedine da ruotare di anno in anno
Stefano Domenicali, CEO della Formula 1, lo ha spiegato chiaramente nella sua intervista al podcast BSMT: "Quello della storicità può essere un elemento importante per chi come me segue la Formula 1 fin da bambino, ma per i nuovi tifosi che vengono a seguire la Formula 1 c’è una grande capacità di voltare pagina e passare oltre le notizie. La capacità di dimenticarsi chi ha vinto l’anno prima è altissima e per tanti giovani che seguono la Formula 1 oggi, andare a correre a Montecarlo piuttosto che sul nuovo circuito di Las Vegas è indifferente".
È un concetto che colpisce, perché sembra ridimensionare il valore della tradizione nel cuore delle nuove generazioni. Ma è davvero così?
Se si parla con tanti giovani tifosi, in realtà, si può scoprire un’altra verità: la storia di questo sport li affascina, eccome. Spesso è proprio dal racconto di ciò che è stato nel passato che nasce la loro passione, tramandata dai nonni o dai genitori. La cercano nei documentari, nelle vecchie telecronache, nelle immagini sui social che ricordano un passato che loro non hanno direttamente conosciuto, ma che hanno imparato ad amare e conservare come qualcosa di prezioso. Perchè in molti casi la passione è nata proprio da lì: non da un tripudio di luci al neon, ma dalla consapevolezza che ogni curva di Spa, ogni sorpasso a Monza, ogni tocco di muro a Monaco racconta qualcosa che ha plasmato la leggenda di questo sport.
Certo, la Formula 1 deve guardare avanti. Le piste devono rinnovarsi, garantire sicurezza, accogliere il pubblico moderno. Nessuno lo mette in dubbio. Tuttavia, nella corsa al nuovo, esiste il rischio di sottovalutare il potere della memoria e la forza della continuità. Perché se è vero che i giovani amano la spettacolarità, è altrettanto vero che vogliono sentirsi parte di una storia più grande, quella che ha reso la Formula 1 uno degli sport più seguiti al mondo.
La sfida, allora, non è tanto scegliere tra passato e futuro, ma trovare il modo di farli convivere. Perché senza le radici della sua tradizione la Formula 1 rischia di diventare un evento come tanti altri: brillante, rumoroso, ma privo di quell’anima che ancora oggi fa brillare gli occhi di chi, accendendo la televisione, sente il rombo di un motore e subito ricorda perché si è innamorato di questo sport.
"Ovviamente se un Gran Premio ha questo valore di storicità è un qualcosa di più". Domenicali questo non lo ha dimenticato, anzi ci ha tenuto a sottolinearlo. Ma il suo ragionamento, figlio anche della carica che ricopre, si è, per ovvi motivi, sviluppato guardando ad una prospettiva futura: "La storicità deve essere sostenuta dall’essere una struttura che guarda al futuro e che dia la possibilità di investire a livello di infrastrutture".
Quello di Domenicali è dunque un appello ai circuiti storici: per restare nel calendario, non basta essere iconici, serve innovare, rinnovarsi e guardare avanti. Quello che però è fondamentale ricordare è che il passato di questo sport non è interesse esclusivo delle vecchie generazioni. Anche chi ha scoperto la Formula 1 più di recente lo sente come parte fondamentale della propria passione. Quindi guardare avanti è imperativo, ma bisogna farlo senza tradire il proprio passato.
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