Curiosamente, una delle novità più interessanti di questa nuova Ferrari F1 si è trovata nella possibilità, da parte dei tifosi, di votare sul web per sceglierne il nome (in una rosa di cinque opzioni selezionate dalla squadra). Alla fine, in un testa a testa che vedeva sul filo di una manciata di voti due nomi, l’ha spuntata F14-T (su F166 Turbo). Un nome più breve, vicino alla classificazione cronologica delle monoposto che non ai dettagli tecnici del motore (166 stava per 1.6 di cilindrata con sei cilindri…). Un nome che in realtà sembrava all’inseguimento dell’altro nome scartato e che poi sembra aver ottenuto un voto speciale, quello di Fernando Alonso, legatissimo al numero 14, cifra simbolo di vittoria agli albori della sua carriera…
Ma F14-T è anche un nome che sembra sorridere maliziosamente alla “mamma adottiva” della Ferrari, la Fiat (per via della stilizzazione del nome). Stavolta non si è optato per le presentazioni in grande stile organizzate fino allo scorso anno dalla Casa di Maranello, con tanti ospiti, con le vetture stradali a dare il benvenuto e le dirette tv… No. Stavolta si è optato per una più pratica presentazione sul web, per nulla esente da spettacolarità grazie a un video introduttivo di quattro minuti in cui i protagonisti della Scuderia ci portano a svelare le forme di questo nuovo gioiello. Sì, perché indipendentemente dal tifo la presentazione di una nuova monoposto Ferrari è sempre un evento che genera emozione.
La prima cosa che colpisce, di questa F14-T, è ovviamente il muso. Si tratta dell’aspetto estetico più visibile e discusso, figlio di nuove regole che impongono altezze e finalità molto diverse rispetto al passato: se prima il muso era alto per raccogliere quanta più aria possibile da indirizzare efficientemente al retrotreno, adesso ha lo scopo opposto, ovvero quello di non favorire più questo flusso di aria, interrompendone l’efficienza. Si è tornati, così, a musi bassi che ricordano molto le vecchie monoposto della prima metà degli Anni Novanta. Le nuove regole sui musetti hanno reso stupendi i vecchi “scalini” che inorriditi osservavamo lo scorso anno: basti guardare la piccola proboscide che fuoriesce dai musi della McLaren (la prima a essere ufficialmente svelata) e della Williams (che ha reso note le sue forme con un rendering). La nuova Ferrari, invece, nel confronto appare paradossalmente molto più bella e naturale, fluida e semplice nelle sue forme. Il che, in effetti, è dovuto proprio al fatto che chi ha disegnato la monoposto (adesso c’è anche la mano di James Allison) si è attenuto più scrupolosamente rispetto ai rivali ai dettami della Fia.
Da quest’anno cambia quasi tutto, in Formula 1: i propulsori sono passati dai precedenti V8 2.4 litri aspirati ai nuovi V6 1.6 litri turbo, coadiuvati dal già noto Kers (raddoppiato nella sua potenza e con decine di secondi di utilizzo per ogni giro pista) e dal nuovo sistema Ers, un complesso generatore di energia supplementare che lavorerà in sinergia con gli altri due sistemi (motore termico e Kers stesso), ridefinendo così il concetto di “semplice” motore in una power unit, un’unità di potenza ben più complessa che rappresenta una sfida del tutto inedita per tecnici, piloti, meccanici e anche appassionati. Già, perché seguire le gare adesso diventerà più difficile, anche per via dei consumi limitati con flussi di benzina già regolati. Entreranno quindi in gioco autonomia (non sarà difficile vedere qualcuno restare senza benzina prima della bandiera a scacchi) e soprattutto affidabilità, in quanto questi nuovi sistemi elettrici producono maggior calore e la loro interazione è ancora in via sperimentale.
Della vettura dello scorso anno resta la scelta, importante per abbassare il baricentro, dell’impiego delle sospensioni a tirante (le famose pull-rod), fattore tecnico introdotto sulle rosse da due anni, nonché una familiarità nelle pance di raffreddamento ai lati del cofano. Stupisce anche la colorazione della F14-T, che, pur restando ovviamente del tutto fedele al rosso, si interrompe in anticipo prima di arrivare alla fine del cofano, sostituita da un nero carbonio che sembra aver lo scopo di ingannare l’occhio dello spettatore e celare la zona scarico, adesso caratterizzata da un’unica uscita centrale sotto il profilo superiore dell’alettone. Abbastanza elaborato anche il disegno della stessa ala posteriore, ricca di dettagli sulle paratie laterali.
Presenti, ovviamente, anche i piloti 2014: Fernando Alonso e il ritrovato Kimi Raikkonen. Lo spagnolo ha dichiarato che bisognerà fare meglio degli altri per arrivare all’obiettivo tanto atteso, aggiungendo che la coppia con Kimi è la più forte del mondiale; il finlandese, lieto di essere tornato in rosso, vuole puntare ovviamente al titolo pur facendo squadra con Fernando. Stefano Domenicali ha invitato i suoi uomini a non lasciarsi schiacciare dalla pressione (che indubbiamente è tanta) e a restare lucidi e concentrati per non concedere vantaggi agli avversari. Alonso correrà con il numero 14, mentre Raikkonen resterà con il 7 (in virtù della novità che i piloti da quest’anno possono scegliersi un numero di gara che li accompagnerà fino alla fine della carriera). Martedì 28 si scende in pista a Jerez per la prima sessione di test in pista collettiva. Al volante della nuova F14-T ci sarà Kimi.