Il mondiale 2016 riparte con lo stesso leit-motiv con cui era terminato il precedente, ossia la supremazia Mercedes a cui, nel week-end cangurino, è mancato solo il platonico giro veloce in gara, andato al beniamino locale Daniel Ricciardo. Eppure, scavando un po' più in profondità rispetto alle fredde tabelle numeriche, si rivela un'istantanea abbastanza diversa rispetto a quella completamente argentea della scorsa stagione.
Certo, una rondine non fa primavera, ma il modo in cui è maturato il successo delle frecce di Stoccarda non è stato così evidente come si potrebbe pensare. Cambia anzitutto il nome del vincitore: Nico Rosberg (voto 8) è quello che ha commesso meno errori e, grazie ad una strategia lungimirante, è stato bravo a riprendersi da due ganci presi al via che avrebbero potuto mettere all'angolo chiunque e a portare a casa un successo prezioso soprattutto per il morale. A differenza del compagno di squadra, che ha veramente sbagliato di grosso e a cui la fortuna è venuta incontro: il secondo posto rimediato da Lewis Hamilton (6), al termine di una gara in risalita, è stato favorito dallo spaventoso incidente tra Gutierrez (2) e Alonso (una quasi letale distrazione del messicano che ci ha fatto tremare sino a quando abbiamo visto uscire dall'abitacolo il campione spagnolo), dal ritiro di uno sfortunato Kimi Raikkonen (8, peraltro l'unico a fermarsi per problemi al motore) e da una scellerata gestione dei piloti Toro Rosso (4) che stava per terminare con una doppia eliminazione fatta in casa. Alla fine Sainz (7) e Verstappen (8) hanno chiuso la top ten, ma avrebbero dovuto trovarsi molto più in alto.
La Mercedes ha quindi indovinato la strategia, forte delle migliaia di chilometri macinati nei test invernali, mentre la Ferrari ha leggermente deluso: anzitutto sarebbe stato più saggio far rientrare anticipatamente il finlandese e non attendere che la sua piazza d'onore fosse irrimediabilmente compromessa; poi probabilmente ai box avrebbero dovuto copiare la strategia del figlio d'arte tedesco (capofila di una mai così nutrita categoria) con Sebastian Vettel (6) che invece, optando nuovamente per le gomme supersoft, ha dovuto fermarsi una seconda volta senza più riuscire ad avvicinarsi alla meta. Non solo: il pluri-iridato ha chiuso la gara con un paio di giri d'anticipo, finendo lungo alla penultima curva e permettendo ad Hamilton, oramai alle strette, di percorrere gli ultimi chilometri col braccio sulla portiera.
Daniel Ricciardo (7) ha lavorato nel sottobosco sfruttando le opportunità ed issandosi fino alla quarta posizione, sicuramente non così scontata all'inizio; quinto è finito Massa (6) che sembra aver lottato meno del solito, ma quantomeno ha badato al sodo. Il vero eroe della giornata è incredibilmente Romain Grosjean (10), che si è portato in sesta posizione con la Haas, probabilmente uno dei migliori debutti della storia della F1, mentre la lista dei piloti che prendono punti è stata completata da un Hulkenberg (7) e un anonimo Bottas (5).
La gara di Melbourne è stata comunque interessante, e non solo per merito della solita super partenza delle Ferrari e dell'incidente di metà GP, ma soprattutto per le ulteriori variabili introdotte dalla terza mescola: non c'è da dubitare che anche in futuro le strategie potrebbero giocare un ruolo chiave non solo grazie all'odiosa pratica dell'undercut.
Almeno una cosa, i geni che governano la F1, l'hanno indovinata.