Non c'è pace in Arabia Saudita e, di conseguenza, per il Gran Premio di Jeddah, in programma domani alle 19.00. Dopo gli attacchi missilistici alla sede della ARAMCO, a circa 20 km del circuito, alcuni piloti hanno espresso la volontà di non correre, nonostante i comunicati della F1 e degli stessi piloti in cui hanno affermato il contrario.
Ieri sera si è tenuta una riunione tra Stefano Domenicali, Ben Sulayem, rispettivamente presidenti di F1 e FIA, i dieci team, i venti piloti e la autorità locali per valutare la situazione. La decisione è stata quella di correre comunque. Ma secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, al termine della riunione, i piloti però hanno di fatto indetto un meeting solo dell'associazione piloti (Gpda) presieduto da George Russell come presidente straordinario, in sostituzione di Sebastian Vettel, assente a causa della sua positività al Covid. "La riunione dei piloti è durata oltre tre ore e mezzo di fatto concludendosi intorno alle 2.30 locali, la mezzanotte e mezza in Italia. Nel corso della riunione è stato richiesto un nuovo confronto con Domenicali e Ross Brawn, manager F1. Questo confronto si era reso necessario per esprimere la volontà emersa da parte di almeno cinque piloti di non correre. I piloti in questione erano Hamilton, Russell, Alonso, Gasly e Stroll che avrebbero cercato una effettiva rassicurazione in merito al fatto che esistessero le condizioni di sicurezza per poter disputare regolarmente l’evento, e che questo di fatto non potesse costituire, invece, una plausibile cassa di risonanza per gli Huthi, i combattenti yemeniti che avevano rivendicato l’attacco di venerdì pomeriggio. I piloti hanno sciolto le loro riserve solo alle 2.30 locali, sottoscrivendo un documento che li vedeva concordi nel proseguire l’evento".