Leggi l'articolo completo su formula1.it

11/09/2022 09:40:00

Binotto: «C'è un frase del Drake che mi è sempre piaciuta. Todt? Nei momenti di difficoltà...»


News di Giuseppe Canetti

Alla vigilia del Gran Premio d'Italia, Mattia Binotto ha concesso una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport (qui un altro estratto). Ai microfoni della Rosea, il team principal della Ferrari ha trattato tantissimi argomenti, soffermandosi soprattutto su aneddoti riguardanti il suo percorso il Formula 1 e nella scuderia di Maranello. Vi proponiamo un estratto delle sue parole.

Dagli inizi all'era Jean Todt: Mattia Binotto a tutto campo!

Di seguito le dichiarazioni rilasciate da Binotto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport:

Sull'inizio del suo percorso in Formula 1 

"Quel test del 1995, a cui partecipavano Gerhard Berger e Nicola Larini, fu il mio primo giorno di scuola. Ero catapultato in un mondo che non conoscevo e vidi per la prima volta una Formula 1 dal vivo, perché avevo seguito le gare solo in tv. Ho ancora negli occhi l’immagine della macchina che esce dalla pit lane di Monza e sparisce come un bolide in fondo al rettilineo. Chi mi ha trasmesso la passione per i Gran Premi? È stato mio nonno Gianfranco. Mi ha insegnato ad amare le gare, che guardavamo assieme, e la Ferrari. Io abitavo in Svizzera, ero nato lì, figlio di emigrati, e l’attaccamento alla nazionale rossa faceva parte del legame con l’Italia. I successi della Ferrari ci riempivano d’orgoglio".

Su Enzo Ferrari

"Una sua frase mi è sempre piaciuta: “Non si può descrivere la passione, si può solo vivere”. La Formula 1 ti entra dentro. Se dopo 27 anni continuo a dedicarmi a questo mestiere, sacrificando il privato, è perché c’è una passione che mi spinge, difficile da spiegare".

Sul suo colloquio di assunzione alla Ferrari

"È una storia curiosa. Ho svolto un master post laurea a Modena, che comprendeva uno stage di tre mesi alla Ferrari, e alla fine avevano deciso di assumermi. Però, da cittadino italiano residente all’estero, sarei stato dispensato dal servizio militare. Così per un periodo ho lavorato nel settore risorse umane mantenendo la sede in Svizzera. La Ferrari stava creando la squadra test e io selezionavo giovani ingegneri motoristi. Finché, fra tutte le candidature, ho deciso di proporre anche la mia, e sono entrato alla Gestione Sportiva".

Sull'atmosfera che si viveva alla Ferrari negli anni di Jean Todt

"Abbiamo vissuto momenti diversi. All’inizio non si vinceva, serviva pazienza per costruire, stagioni che paragono a quelle attuali. E anche allora c’erano pressioni esterne e critiche, ogni errore veniva amplificato, rendendo tutte le gare un esame. Ma poi, quando è cominciato il ciclo vincente, la squadra è diventata una macchina da guerra. Todt era esigente e preciso. Oggi, di fronte alle difficoltà, più di una volta mi chiedo: “Che cosa avrebbero fatto Jean Todt o Ross Brawn?”. E mi capita ancora di chiamarli al telefono per chiedere un parere. Il loro consiglio resta prezioso per me".

Leggi anche: SAINZ AMARO: «FA MALE PARTIRE DAL FONDO, MA M'IMPEGNERÒ A DARE SPETTACOLO E RIMONTARE»

Leggi anche: QUALIFICHE GP ITALIA 2022 - POLE POSITION PER CHARLES LECLERC

Foto (entrambe) Sito Ferrari