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12/10/2022 20:45:00

Il budget cap non è un errore, la FIA può ancora salvare la F1?


Articolo di Daniele Muscarella
L'unico scenario peggiore di una mancanza di regole è la mancata applicazione delle regole. La FIA ha adesso l'occasione di essere coerente e credibile avendo il coraggio, se necessario, di fare come l'USADA fece nel ciclismo nel 2012.

Era il 2019 quando Liberty Media a braccetto della FIA, durante il Gran Premio degli Stati Uniti, presentò in pompa magna le regole della nuova era della F1. Una rivoluzione caratterizzata non solo dalle nuove monoposto ad effetto suolo ma, altrettanto importante, dal passaggio all'era del tetto dei costi, lo strumento che avrebbe dovuto livellare le grandi differenze tra la parte frontale ed il fondo dello schieramento. La lotta per la vittoria in F1 non sarebbe più stata esclusiva competenza di chi poteva spendere molto per comprarsi la strada verso i primi posti. Con il budget cap, ancora una volta, sarebbero state le menti migliori e più geniali ad avere le maggiori possibilità di successo a parità di risorse investite.

Non si trattava solo di un intervento atto a migliorare lo spettacolo e ad aumentare la competizione, ma anche di un paletto necessario a garantire la stessa sopravvivenza della F1. Con la continua corsa agli sviluppi ed a nuove e costosissime materie prime c'era sempre il rischio che un giorno le squadre decidessero che le spese per la permanenza in F1 non erano più all'altezza dei premi messi a disposizione. E se solo un paio di scuderie avessero deciso di abbandonare la F1, sarebbe stata più che concreta la possibilità della morte di tutta la competizione. La crisi economica innescata dalla pandemia COVID, diede ulteriore forza alla stringente necessità di tutelare le scuderie più piccole con il nuovo regolamento.

Ross Brawn all'evento di Austin, parlò in questi termini delle restrizioni introdotte con il budget cap: "Sono essenziali per il benessere della F1. I budget sono aumentati. La F1 è quasi vittima del suo stesso successo, in quanto le ricompense per le vittorie sono così preziose che la giustificazione per gli investimenti continua ad arrivare".

Uno scenario più che comprensibile, a cui infatti aderirono tutte le scuderie, con qualche reticenza solo di Ferrari, Mercedes e Red Bull.

In molti hanno poi cominciato a chiedersi come avrebbe fatto la FIA a garantire che tutti i team si sarebbero attenuti ai nuovi limiti, condizione essenziale per far funzionare il nuovo sistema. Infatti l'unico scenario peggiore di una mancanza di regole è la mancata applicazione delle regole, o una applicazione non coerente delle stesse e addirittura discriminante nei confronti di chi le rispetta.
Quasi tutti infatti temevano che in un mondo così competitivo, fatto di interpretazione delle zone grige, qualcuno avrebbe trovato il modo di aggirare le regole.

E sicuramente lo sapeva anche Brawn, che così completava la presentazione ad Austin: "Prima avevamo la restrizione delle risorse, che era un accordo tra gentiluomini tra i team. Beh, temo che non ci siano molti gentiluomini nel paddock, ed è stato un fallimento. Ma questo è rigoroso. Se si violano fraudolentemente le norme finanziarie, si perde il campionato. Quindi ci sono serie conseguenze se i team violano queste regole".

L'attenzione è ora ovviamente rivolta a ciò che ha fatto la Red Bul, con due temi critici: 

  1. Perché i calcoli della Red Bull l'hanno collocata diversi milioni di dollari al di sotto del limite del cost cap, ma la FIA ha ritenuto che fosse al di sopra?
     
  2. Avendo ritenuto la squadra colpevole di aver violato il tetto dei costi, cosa farà adesso l'organo di governo? 

Sul primo punto non abbiamo modo di fare molte considerazioni. Le uniche indiscrezioni che sono trapelate riguardano dei costi non correttamente imputati che Red Bull attribuisce a spese accessorie come il catering o i costi per le assenze del personale, mentre altri hanno individuato un problema nel compenso di Helmut Marko, indicato forse come consulente esterno.

Sul secondo interrogativo si basa invece la credibilità della FIA e dell'intera F1. La squadra di Milton Keynes verrà punita con le sanzioni più dure che i suoi rivali vogliono che le vengano comminate, oppure la FIA sarà morbida, visto che le regole sono ancora agli inizi?
Se la FIA sarà troppo indulgente nei confronti degli errori che la Red Bull sostiene accidentali e non molto gravosi, allora anche gli altri team faranno in modo di ignorare le regole in futuro, e questo è già stato annunciato in primo luogo da Toto Wolff.

Corretto è anche il principio di lasciare discrezionalità alle punizioni, perché uno scenario che prevede schemi di sanzioni lineari consentirebbe alle scuderie di "calcolare" quanto violare il regolamento. In questo senso la decisione della FIA assume un valore di riferimento fondamentale.
Con la possibilità di calcolare in modo semplice il beneficio in termini di prestazioni che la Red Bull ha ottenuto per la spesa eccedente il tetto, ad esempio 0.1 secondi di vantaggio ogni 1 milione di dollari di eccedenza, i team potrebbero valutare le possibilità di superare il limite rispetto alla sanzione finale. Una spesa eccessiva di 2 milioni di dollari per 0.2 secondi di tempo sul giro, che potrebbe contribuire a produrre vittorie e centinaia di milioni di dollari di benefici commerciali derivanti dalla vittoria di un campionato, potrebbe essere persino conveniente se il Titolo rimane in piedi e le viene solo comminata una piccola multa.

È questo il difficile equilibrio che la FIA è chiamata a tenere in piedi, e non c'è alcun dubbio che l'unica soluzione che consente di dare credibilità all'ambiente è mantenere la promessa fatta da Brawn nel 2019, anche comportasse conseguenze molte dolorosa, come in fondo abbiamo visto anche in altri sport, come seppe fare il ciclismo quando l'USADA (United States Anti-Doping Agency) revocò tutte le vittorie a Lance Armstrong, l'atleta che fino ad allora era stato considerato un simbolo dello sport, e 7 volte vincitore del Tour de France.

Serve lo stesso coraggio perché il budget cap è indispensabile per la sopravvivenza della Formula 1, per invogliare le piccole squadre a rimanere e nuovi marchi ad entrare nella massima serie.

Come ha detto recentemente Fred Vasseur, team principal dell'Alfa Romeo: "Dal mio punto di vista, e forse anche perché siamo una piccola scuderia, credo che il regolamento finanziario sia stata la più grande mossa della F1 negli ultimi 20 anni. E non dobbiamo mettere a rischio una cosa del genere per mancanza di decisioni. Se è la fine del cost-cap, per me non è la fine della F1 ma quasi. Dobbiamo agire".

Per far funzionare il budget cap sono stati necessari molti sacrifici soprattutto nella parte alta dello schieramento con centinaia di persone che hanno dovuto essere licenziate. Ma questo sacrificio è stato fatto per il bene più grande, lasciando la F1 nella condizione finanziaria più solida da decenni a questa parte.

Certo, il tetto dei costi non è perfetto, e i team cercheranno sempre di spostare i costi in zone al di fuori del controllo, ma se tutti avranno la consapevolezza di pene severe anche solo per il tentativo di violare il principio alla base del regolamento, allora funzionerà. Rischiare di buttare via il budget cap ora sarebbe un errore enorme, perché le ramificazioni dannose sarebbero immense.

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