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16/11/2022 12:55:00

Ferrari, ci hai pensato bene?


Articolo di Paolo Marcacci
Tanto per cominciare, un’impressione maturata conoscendo i meccanismi comunicativi: la smentita della Ferrari sulla questione Binotto è una prassi che in realtà non smentisce ma avvalora, se possibile, i rumors diffusi in precedenza.

Tanto per cominciare, un’impressione maturata conoscendo i meccanismi comunicativi: la smentita della Ferrari sulla questione Binotto è una prassi che in realtà non smentisce ma avvalora, se possibile, i rumors diffusi da una voce autorevole come quella di Leo Turrini, che non se ne sarebbe uscito in quel modo se non avesse avuto più di un elemento a suffragio delle sue anticipazioni. 

Ora, venendo alla questione specifica e a eventuali scenari che si prospettano con l’uscita di scena dell’attuale Team Principal della Ferrari: non è così facile delineare lo scenario e, soprattutto, quantificare ora ciò che la Ferrari perderebbe e ciò che guadagnerebbe con l’uscita di scena di Binotto. Questo ragionando un po’ più freddamente e analiticamente rispetto agli umori popolari e alla campagna social, che lo ha sempre messo alla berlina attribuendogli ogni colpa, anche quelle specifiche che andrebbero addossate ad altri. 

Abbiamo spesso detto, in più di un video editoriale dei nostri, che giudicare un professionista è facile quando quest’ultimo fa solamente il suo lavoro specifico; se un progettista eccelso, per meriti acquisiti sul campo e per questi indiscutibili come Binotto è costretto a fare anche il lavoro di dirigente e coordinatore del team durante le gare, allora torna la provocatoria domanda che abbiamo idealmente rivolto alla Ferrari in più di un’occasione: quanti lavori deve fare Binotto? 

Di certo, rimuovendo ora Binotto si arresterebbe il percorso di sviluppo della vettura in vista del 2023: questo non è un ragionamento eludibile, indipendentemente da come la si pensa sull’ingegnere. Detto ciò, quanto accaduto quest’anno, in troppe gare, non può essere tollerato da una scuderia come la Ferrari, con l’immagine che ha la Ferrari nel mondo e il suo peso nel “prodotto” Formula Uno. Quindi in un certo senso la eventuale rimozione di Binotto potremmo definirla “sbagliata ma necessaria” per quanto si è determinato nel frattempo. 

Ora veniamo al team che avremmo una volta avvenuta la sostituzione: Vasseur è un tecnico, perché è anche lui ingegnere, con una maggiore esperienza a livello di gestione di una scuderia, rispetto a Binotto. Ma se dovesse essere questo il solo avvicendamento, con il ritorno di Simone Resta che sarebbe a quel punto scontato, basterebbe? Se venisse sostituto solo Binotto ma se al tempo stesso restassero figure come Inaki Rueda e Marcos Padros, non saremmo da capo a dodici, come dicevano i nostri nonni? 

Ora, se permettete, una nota critica circa l’eventualità del più probabile sviluppo futuro: investire su Vasseur più Resta sarebbe inequivocabilmente il segnale che la Ferrari vuole investire sulla centralità del ruolo di Leclerc come pilota, con conseguente ridimensionamento del ruolo di Sainz, che quest’anno è andato come il compagno, a volte meglio. Dunque potremmo pensare a una scelta fortemente indirizzata dall’entourage di Leclerc, che diverrebbe egemone in seno al team. Su questo passaggio, qualcuno potrebbe obiettare che anche Schumacher al suo arrivo in Ferrari pretese determinate figure attorno a sé, per impostare il lavoro in pista e lo sviluppo della monoposto che lui avrebbe poi interpretato a livello di guida. Già, ma Leclerc non è Schumacher, non ancora. Tutti ci auguriamo che lo diventi, ma deve ancora compiere questo tipo di evoluzione e poi, se l’avvicendamento Binotto - Vasseur non desse i frutti sperati, chi ci assicura che Leclerc non prenderebbe il volo verso altri lidi? 

Un’ultima cosa, alla quale pochi pensano in queste ore: speriamo che Binotto accetti una ricollocazione in seno al team, se no dovremmo anche considerare l’eventualità di un indiscusso talento ingegneristico - perché andrebbe ricordato che Binotto in quell’ambito è un’eccellenza - che andrebbe a rafforzare la concorrenza. 

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