Cambiano le condizioni e i rivali, eppure il copione resta lo stesso, invariato nel corso dei mesi, sin dall'inizio dell'anno. Così come accade da diciotto gare, anche nel weekend del GP di Singapore la Ferrari, dopo aver vissuto delle positive sessioni di prove libere (con un venerdì di alti e bassi ma comunque incoraggiante), non è stata capace di mandare in archivio un weekend all'altezza delle aspettative e soddisfacente per il team. Il crollo, come sempre, è partito dalla negativa qualifica, che ha posto il team nelle scomode condizioni di dover impostare — per quanto possibile — una gara di rimonta. Ma la rimonta, nei fatti, non c'è stata, visto che la SF-25 non è andata oltre il sesto posto con Leclerc e il nono con Hamilton: il tutto su una pista dove il team pensava di poter fare bene e, come minimo, battere la Mercedes (che ha poi dominato la gara...)
Dopo delle libere in cui le Rosse — probabilmente girando con altezze da terra estreme prima di correre ai ripari in qualifica per non rischiare sanzioni per usura del fondo — erano parse competitive, il risveglio è arrivato al termine delle qualifiche, dove la SF-25 ha nuovamente mostrato di non essere competitiva neppure su piste amiche, almeno sulla carta. Di questi problemi aveva parlato già il sabato Charles Leclerc, menzionando modifiche necessarie che sono state fatte sull'auto: un chiaro riferimento all'aumento delle altezze da terra per i motivi citati. Ma oltre a questi problemi, a complicare la gara dei ferraristi ci sono stati anche grossi problemi ai freni, che hanno costretto l'inglese e il monegasco a pesanti lift and coast. Uniti alla poca velocità della monoposto, hanno causato il mix perfetto per un GP fallimentare.
Su questo aspetto ha posto l'accento lo stesso Leclerc ai microfoni di Sky Sport F1, dove ha trovato nell'estrema gestione delle temperature dei freni il motivo della debacle di Marina Bay. "Penso che abbiamo preso 15 secondi dalla Mercedes nel finale. Abbiamo dovuto gestire i freni per tutta la gara. Tutti lo hanno fatto, ma la nostra gestione era esagerata."
Questa gestione, purtroppo, non è stata sufficiente per Lewis Hamilton che, dopo una bella rimonta, ha perso il controllo della situazione e chiuso la gara con i dischi letteralmente in fiamme, incassando persino una penalità per aver tagliato delle curve a causa della poca guidabilità dell'auto. Di questi problemi si è lamentato, anche con stupore, alla fine della gara con il suo ingegnere di pista, Riccardo Adami.
Adami: "P9, abbiamo ricevuto una penalità di 5 secondi per track limits."
Hamilton: "Non riuscivo a frenare. I freni non funzionavano, il pedale era a fondo. Di sicuro non è da penalità quando si tratta di forza maggiore. È la prima volta che ho problemi ai freni. È stato davvero difficile. Mi spiace perdere punti..."
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