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09/06/2025 18:50:00

Alonso punge i colleghi: «Oggi troppo gentili, in passato c'era più carattere»


News di Valeria Caravella

Nel mondo della Formula 1, poche tappe affascinano e al tempo stesso dividono gli appassionati come il GP Monaco. Tra chi lo considera un gioiello storico e chi lo critica per la conformazione del tracciato (e di conseguenza per la scarsità di sorpassi), le opinioni si rincorrono ogni anno. Quest'anno la doppia sosta obbligatoria è stato oggetto di discussione dentro e fuori la pista. Per molti è stato un successo, per altri un fallimento: ma i piloti cosa pensano davvero?

Recentemente, Fernando Alonso è ritornato sulla vicenda. Le sue parole offrono uno spunto interessante su come la comunicazione tra FIA e piloti sia cambiata col tempo:  "Si parla sempre di quanto qualcosa sia negativo, invece di quanto qualcosa sia positivo. Questo è Monaco. Forse ci sono un paio di idee tra tutti coloro che sono coinvolti nello sport che potremmo pensare per Monaco, ma non credo che ci sia bisogno di pensare a nulla. È solo perché ora ci sono molti contenuti da creare e i conducenti sono così gentili che rispondiamo a ogni domanda"  ha dichiarato - "Se 40 anni fa avessi chiesto a [Ayrton] Senna e [Alain] Prost di Monaco dopo una settimana e loro stavano lottando per il campionato, sarebbero stati meno educati di noi."

Lo spagnolo ha inoltre proseguito: "Si assiste a un sorpasso ogni 10 anni. Sono sempre un po' sorpreso dai commenti negativi che arrivano da Monaco il lunedì. Non preoccupatevi, l'anno prossimo andremo a Monaco e mercoledì saremo emozionatissimi, e venerdì diremo tutti che è la pista migliore della stagione e vogliamo tutti vincere a Monaco, e poi sabato saremo tutti super emozionati e l'adrenalina in quei giri è unica. E poi domenica saremo di nuovo delusi. È quello che è" ha concluso. 

Il GP Monaco continua a rappresentare una tappa iconica, capace di evocare anno dopo anno, sentimenti contrastanti. Criticarlo è facile, ma come sottolineato da Alonso, ogni anno l'entusiamo di ritornarci, è alle stelle. Forse, bisognerebbe semplicemente accettarlo per ciò che è: un simbolo intramontabile della storia della Formula 1.

 

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