Dopo l'emotivamente tragico finale di stagione ad Abu Dhabi, Lewis Hamilton si era ritirato in un silenzio assoluto, per ritrovare la giusta concentrazione e scacciare qualche demone. In questo periodo in molti hanno creduto che il campionissimo Sir inglese stesse meditando il ritiro, troppo alta la sfida che lo aspettava per la successiva stagione che oggi è ormai alle porte.
Una grande sfida non tanto per il cambio di regole, per le nuove monoposto difficili da guidare o per la possibilità che per la prima volta dopo anni la Mercedes si ritrovi con una monoposto non dominante, ma semmai per quel confronto con un compagno di squadra giovane, talentuoso ed affamato che potrebbe dare una risposta all'interrogativo che da sempre lo accompagna: Lewis ha dominato solo grazie allo strapotere Mercedes o grazie ad un talento straordinario?
La realtà spesso si trova a metà strada ed anche in questo caso con ogni probabilità bisogna trovare una risposta nei dettagli di quella che comunque è una carriera straordinaria, costellata di record e storie affascinanti.
Lewis nasce a Stevenage nel 1985, nella contea dell'Hertfordshire, da Anthony Hamilton originario dei Caraibi e dall'inglese Carmen Larbalestier. I suoi genitori si separano quando ha solo 2 anni e Lewis va a inizialmente a vivere con la madre e le sorellastre, sino all'età di dodici anni, età in cui decide di trasferirsi dal padre, dalla matrigna Linda e dal fratellastro Nicolas, pochi anni dopo aver scoperto la sua passione per i motori alimentata proprio dal padre. Anthony riconosce un particoalre talento nel figlio e con coraggio decide di indebitarsi pur di farlo salire su un kart ed iniziare a competere.
Il piccolo Hamilton ricambia la fiducia del padre e vince praticamente ogni campionato kart a cui prende parte tanto da attrarre l'attenzione di Ron Dennis e della McLaren che lo mette sotto contratto quando ha solo 12 anni, sponsorizzandolo ed accompagnandolo nella sua scalata attraverso le serie minori dell'automobilismo. Nel 2000 diventa campione europeo di Kart Formula A, nel 2003 conquista il titolo in Formula Renault 2.0, con 10 successi in 15 gare. Diventa campione della F3 Euro Series nel 2005, ancora una volta dominando la stagione con 15 primi posti in 20 corse. Nel 2006 esordisce nella serie GP2 con la ART Grand Prix sostituendo il campione uscente e futuro compagno di squadra in F1 Nico Rosberg, prendendo subito la testa del campionato, conquistando il titolo nell'ultimo appuntamento della stagione ed ottenendo di fatto le chiavi per il suo ingresso nella massima serie con Ron Dennis che annuncia la notizia del suo ingaggio il 24 novembre 2006.
Lewis Hamilton conquista quindi la Formula 1 a suon di vittorie, partendo dalla gavetta più gavetta che è possibile immaginare, spesso a bordo di mezzi parecchio arrangiati e inferiori ai suoi rivali, rappresentando di fatto quello che poi diventa il mantra del pilota: Still I rise, posso ancora crescere. L'antitesi di quel concetto di "pilota con la valigia" ultimamente tanto caro alle scuderie di Formula 1.
Il suo esordio in Formula 1 è a dir poco esaltante. La McLaren ha già in casa la sua stella, quel Fernando Alonso Campione del Mondo in carica che esalta i fan dell'intero globo, ma Lewis non ha alcun timore, tiene benissimo il confronto e conquista podi su podi ed a metà stagione va anche in testa alla classifica. Successivamente qualche errore ed un po' di sfortuna non gli permetteranno di completare l'impresa di vincere il Titolo Mondiale nell'anno del suo esordio, ma il pilota inglese arriva ad un solo punto da Kimi Raikkonen che vince su Ferrari ed a pari punti del suo fortissimo compagno di squadra.
L'appuntamento con la storia è solo rimandato ed arriva nella successiva stagione, nel 2008, che non si apre esattamente nel migliore dei modi per Hamilton. Sugli spalti del circuito di Barcellona, durante i test pre stagione, un gruppo piuttosto numeroso di fan di Alonso, nel frattempo passato alla Renault, espongono striscioni e magliette offensive e razziste sul colore della pelle e le credenze religiose di Lewis. Hamilton è il primo pilota mulatto della storia ad essere schierato su una griglia di Formula 1 e la FIA si trova inaspettatamente ad affrontare un argomento scomodo e per il quale metterà in atto provvedimenti molto seri lanciando anche la campagna antirazzismo Racing Against Racism.
Il pilota inglese purtroppo ha già dovuto affrontare difficoltà come queste, che però non lo hanno mai realmente frenato ed anzi lo hanno sempre motivato. Lewis, nel 2008, alterna comunque alti e bassi, ma i suoi risultati e quelli degli avversari sono comunque sufficienti per farlo arrivare all’ultima gara con 7 punti di vantaggio su Felipe Massa, che si gioca il mondiale nel Gran Premio di casa. Piove in Brasile e durante il GP le cose si complicano per il pilota inglese tanto che a poche curve dalla fine è sesto e Massa taglia il traguardo da virtuale Campione del Mondo, ma i festeggiamenti del pilota Ferrari durano poco. Timo Glock che è rimasto in pista con gomme slick su una pista quasi allagata non riesce a tenere il passo e nell’ultimo giro viene superato sia da Vettel che da Hamilton che si laurea Campione del Mondo, in quel momento il più giovane della storia a soli 23 anni e 9 mesi (record poi battuto da Vettel).
La stagione successiva è alquanto complicata, la McLaren non si fa trovare pronta al grande cambio regolamentare e Lewis non va oltre il quinto posto finale con 49 punti totali, più del doppio comunque del suo compagno di squadra Kovalainen.
Nel 2010 iniziano gli anni del dominio Red Bull, Hamilton è comunque fino alla fine in lotta per il mondiale e chiude a soli 16 punti da Vettel ed ancora una volta davanti al compagno di squadra, il neo Campione del Mondo Jenson Button arrivato in McLaren dalla vincente Brawn GP.
La stagione 2011 è forse la più complicata per Hamilton. Qualche errore di troppo, un po’ di sfortuna ed una macchina non all’altezza lo portano ad un distacco di oltre 160 punti dal vincitore Sebastian Vettel, ma soprattutto sarà la prima volta che Lewis conclude la stagione dietro al suo compagno di squadra, evento che si verificherà soltanto un’altra volta in tutta la carriera del campione inglese. Nel 2012 lo scenario si ripete in modo simile, ma questa volta è Hamilton a finire davanti al compagno Button, al quarto posto nella classifica generale.
Nel 2013 arriva il passaggio in Mercedes per prendere il posto di Michael Schumacher accanto a Nico Rosberg. Ancora un quarto posto finale per Hamilton, ancora davanti al compagno, ed ancora una vittoria per Vettel, l’ultima prima dell’introduzione dei motori turbo ibridi.
Nel 2014 inizia l’era del dominio assoluto Mercedes ed indubbiamente Lewis ha la fortuna di essere nel posto giusto al momento giusto. Hamilton in questi anni ha disintegrato qualsiasi record, resiste solo quello dei Titoli Mondiali vinti (7) che al momento condivide con il leggendario Michael Schumacher. Su questo dominio e su questo confronto si è scritto e detto qualsiasi cosa e per una volta lascerei invece parlare qualche numero. Se escludiamo il 2016, anno in cui Nico Rosberg vinse in maniera abbastanza rocambolesca il Mondiale (tra ritiri e collisioni), Lewis ha sempre battuto duramente il suo compagno di squadra. In questi 8 anni ha totalizzato 3063.5 punti contro i 2351 dei suoi compagni, è partito 107 su 159 volte davanti al compagno in qualifica, ha fatto più del doppio di giri veloci in gara. Se come punto di riferimento per una scala di talento prendiamo quindi il confronto con il compagno di squadra Lewis ne esce da campionissimo. In tanti però sostengono la tesi per cui i compagni di Lewis non siano stati comunque dei talenti straordinari da usare come metro di paragone (chiedere ad Alonso) e che solo adesso, nella prossima stagione stravolta anche dal nuovo regolamento, potremo sapere quanto è forte il campione inglese grazie al confronto con un compagno giovane, di talento ed affamato come George Russell.
George è un’altro di quei piloti che ultimamente viene definito “predestinato”. Vince il Titolo in Formula 3 nel 2015, nel 2017 entra a far parte del programma giovani piloti Mercedes, e nel 2018 vince il campionato Formula 2 (con 66 punti di vantaggio su un certo Lando Norris).
La Mercedes lo fa esordire in Williams nel 2019, in virtù degli accordi di fornitura della Power Unit, ed il giovane pilota inglese ha già tutti gli occhi puntati addosso. Ma in quella stagione la Williams a stento si può definire una monoposto da F1 e George finisce ultimo in classifica seppur battendo il compagno di squadra Kubica 21 a 0 nei posizionamenti in classifica.
Nel 2020 la Williams è leggermente più competitiva e Russell si mette maggiormente in mostra. Ma la vera occasione per farsi vedere arriva alla fine della stagione quando è chiamato a sostituire Lewis Hamilton, positivo al COVID, nel GP di Sakhir. È il primo vero test, ma paradossalmente non per lui, ma semmai per Lewis. Se infatti l’inglesino avesse dominato la gara e battuto il compagno Bottas in tanti avrebbero messo in discussione il talento di Hamilton. La Pole di Russell non arriva per 26 millesimi (a dimostrazione che Valtteri comunque sul giro secco è un ottimo pilota), ma la gara di indirizza subito in quella direzione, con George in testa e i detrattori di Hamilton che affilano le tastiere pronti a insulti di ogni tipo. In effetti solo la sfortuna vuole che Russell non vinca in Sakhir, bloccato da un errore durante il cambio gomme e poi da una foratura.
Il confronto è quindi rimandato, ma ormai mancano solo 6 giorni per la nuova stagione che porterà al verdetto finale. Intanto quello che possiamo dire è che Lewis ha accettato la sfida, che sembra più agguerrito che mai, e che quest’anno sarà ancora più cannibale del solito.