ESCLUSIVA - Dentro Benetton Formula: Slim Dogs ci svela i retroscena del nuovo docu Sky
Da venerdì 28 novembre è disponibile su Sky, Benetton Formula, il documentario che ripercorre la leggendaria storia della scuderia Benetton. In esclusiva abbiamo intervistato Matteo Bruno, che con la Slim Dogs si è occupato della sua realizzazione

02/12/2025 18:30:00 Tempo di lettura: 16 minuti

Nel corso dei suoi settantacinque anni, la Formula 1 ha visto debuttare diverse scuderie. Una tra le più storiche è l'anglo-italiana Benetton, nata semplicemente da una sponsorizzazione.

All'inizio degli anni '80 la famiglia Benetton, originaria di Treviso e impegnata nel campo della moda, decise di voler pubblicizzare il proprio brand attraverso delle sponsorizzazioni in vari sport. Le società scelte erano tutte locali e toccavano la pallacanestro, il rugby e la pallavolo. L'unica eccezione fu la Formula 1, considerata "l'unico veicolo pubblicitario a carattere universale".

Il marchio debuttò all'interno del Circus nel 1983 come sponsor principale della Tyrrell. Dopo solamente un anno, allo scadere del contratto, la famiglia italiana decise di puntare sul team Euroracing, prima di stringere una collaborazione nel 1984 con la Toleman, scuderia che proprio in quell'anno fece debuttare un promettente giovane brasiliano: Ayrton Senna.

Nel 1985 Benetton acquisì completamente la scuderia rinominandola Benetton Formula. Andando avanti con gli anni la squadra divenne anche un motorista e fu teatro di altri debutti importanti, come quello di Michael Schumacher che con questo team vinse i suoi due primi Titoli Mondiali.

Oggi, a oltre trent'anni da questi eventi, in collaborazione con Sky, è stato realizzato un documentario che ne narra la storia. La produzione, affidata all'italiana Slim Dogs, in novanta minuti ha racchiuso tutto il viaggio leggendario di una famiglia trevigiana che dai maglioni arrivò sul tetto del mondo in Formula 1. Noi di Formula1.it abbiamo avuto l'occasione e il piacere di scambiare quattro chiacchiere proprio con Matteo Bruno, colui che questo documentario lo ha realizzato.

ESCLUSIVA - Dentro Benetton Formula: Slim Dogs ci svela i retroscena del nuovo docu Sky

Foto: Slim Dogs Production

Slim Dogs è una casa di produzione romana che già da anni lavora nel settore e, anche grazie a Matteo Bruno, conosciuto come Canesecco su YouTube, è riuscita ad emergere attraverso diversi format pubblicati sui social. Quando gli abbiamo chiesto come sia stato essere scelti per realizzare Benetton Formula, Matteo ha dichiarato: "Non è andata nel modo più classico possibile, cioè quando ti arriva la chiamata e ti chiedono se vuoi fare la produzione esecutiva di un documentario. È stata infatti una cosa più organica".

"Noi è già da diversi anni che collaboriamo con Alessandro Benetton per tutto il suo mondo comunicativo sui social. Lavoriamo a braccetto per creare questi contenuti dove racconta in poco tempo le sue esperienze lavorative e tutto quello che riguarda il mondo del business in quanto imprenditore importante".

"Ad un certo punto, il reparto autoriale stava parlando con lui dei contenuti da poter fare sui suoi profili nel periodo successivo e lui tirò fuori l'argomento Formula 1. Quando ci ha raccontato brevemente questa storia noi ci siamo fermati e gli abbiamo proposto di non raccontarlo nei tre minuti di un reel, perché sarebbe andato sprecato, bensì gli abbiamo suggerito di realizzare un documentario. Abbiamo quindi preso alcune immagini di repertorio per fargli vedere il mordente che una storia del genere potrebbe avere a livello visivo, le abbiamo montate utilizzando una musica epica, realizzando un finto trailer, e in questo modo lo abbiamo convinto a sposare il progetto. Si è fidato di noi e non era affatto scontato. Vista la mole del progetto molti sarebbero andati da case di produzione più grandi, ma questa è la cosa bella di Alessandro, cerca sempre di affidarsi ai giovani, soprattutto quando gli dimostrano che hanno la voglia di mettersi in gioco".

"Da lì è partito questo processo incredibile di ricerca delle immagini di repertorio e dei personaggi che avrebbero potuto raccontarla. Durante questa fase c'è stato un momento in cui abbiamo capito che eravamo stati noi a metterci in questa situazione di girare il documentario. Lì ho avuto un po' di paura, sensazione che è continuata fino alla fine perché comunque è stato un progetto grande e impegnativo che ci ha preso più di un anno di lavoro".

Matteo ha poi aggiunto: "È stato impegnativo, spaventoso a volte, però anche estremamente emozionante. Quando vedi che la storia inizia a funzionare e pensi 'Wow, la stiamo mettendo in piedi noi questa storia' è davvero una sensazione fantastica".

La prima del documentario è poi stata fatta nel cinema di Piazza della Repubblica a Roma. Parlando di quella sera, il romano ha aggiunto: "Per me è stata un'emozione incredibile. Già la cosa più semplice, arrivare a piazza della Repubblica dove c'è il cinema che avevamo scelto per l'anteprima, e trovare un'enorme scritta Benetton Formula, con il font e il colore che avevamo deciso noi insieme ai grafici, ci ha fatto capire che quella era proprio una nostra creazione, mi ha fatto rendere conto che finalmente tutto era diventato fisico, era reale. Inoltre avevamo anche portato una monoposto di Formula 1 a Roma".

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Durante il documentario ci sono molte interviste, tra cui anche a personaggi celebri di questo sport come Flavio Briatore, i fratelli Benetton e Bernie Ecclestone. Trattando questo tema, abbiamo chiesto al responsabile del reparto video della Slim Dogs come sia stato trovarsi faccia a faccia con questi nomi altisonanti del motorsport. Questa la sua risposta: "Fa un po' paura perchè poi ti domandi: 'Siamo all'altezza di questi personaggi che hanno dei racconti immensi da poter fare?', e poi ti rendi conto che sono comunque esseri umani, il che è una cosa bellissima secondo me".

"Giulia Soi, una dei due autori del documentario insieme a Giacomo Pucci, ha detto una cosa molto bella, ovvero che lei, da autrice, cioè colei che poi parla con gli intervistati, si accorge che appena si preme il tasto rec sulle macchine da presa e inizia l'intervista, è come se si creasse una sorta di bolla che avvolge tutti, tecnici, il fonico, gli operatori, e inizia questo strano ping pong tra domande e risposte, dove si avverte una bella tensione creativa nell'aria che ovviamente varia a seconda del personaggio che si ha davanti".

"Nel nostro caso invece la tensione creativa secondo me c'era per la storia che stavamo raccontando. Negli occhi di Eccleston, di Briatore, di Alessandro Benetton, dei piloti, insomma chiunque ci abbia raccontato questa storia. Quando iniziavano a parlare di quegli anni avevano una strana scintilla, come a dire 'Sì, me li ricordo, erano tempi pazzeschi'. C'era una bella nostalgia positiva e mi è piaciuto molto".

"Intervistare personaggi del genere è stata una roba allucinante perché poi ti rendi conto che hanno un trascorso incredibile e riuscire a catturare anche solo qualche piccolo ricordo e inserirlo nel documentario è veramente un grande traguardo".

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Continuando la chiacchierata Matteo ci ha rivelato che personalmente, non è un appassionato di Formula 1, però grazie anche a questa produzione, è riuscito a scoprire delle cose che senza non avrebbe mai approfondito: "Io ti parlo dal mio punto di vista. Personalmente, a parte conoscere il concetto della Formula 1, grazie anche a quello zio che in tutte le famiglie abbiamo, e che sta sempre seduto davanti al televisore a guardare il Gran Premio, non ho mai seguito la Formula 1, non mi sono mai appassionato veramente a questo sport, non perché non mi piaccia, ma perché non ho mai avuto quella scintilla che me l'ha fatta partire. Miccia che però per me è stato un po' questo documentario soprattutto per quella Formula 1 lì. Erano degli anni incredibili, i piloti erano tipo tutti dei pirati impazziti che si inventavano le cose più disparate. C'era una creatività nell'aria fuori di testa".

"Per il documentario ho poi dovuto leggere un sacco di libri, oltre che guardare tantissimi filmati di repertorio. Mi sono trovato catapultato a 30 anni fa e l'ho trovato super affascinante".

"Secondo me per il prodotto, è stato utile avere una persona alla regia che non fosse completamente appassionata. Io mi facevo tante domande, e mi chiedevo, ragazzi, ma questo, uno che non sa nulla di Formula 1, come se lo vive? Cioè, come facciamo a renderlo un racconto non solo per gli appassionati, ma universale?".

Bruno ha poi aggiunto: "Questa poi è la chiave principale. Anche se parli di una roba molto specifica, se riesci ad arrivare al maggior numero di persone possibili, è quella la vittoria più grande. Quindi io ho cercato di sfruttare questo mio 'superpotere dell'ignoranza sulla Formula 1' per cercare di rendere il racconto per più persone possibili. Non so se ci siamo riusciti, però sicuramente se uno è appassionato alle storie degli outsider, degli underdog che cercano di farcela questo documentario è proprio quello che fa per lui".

"Ovviamente l'appassionato vede tante cose, tutte le sfumature di colore di questo racconto e quindi riesce anche a contestualizzare qualunque frase detta dai commentatori storici, dai piloti, e riesce a capire tutto e a empatizzare al 100% con la situazione. La mia speranza è che un non appassionato possa prendere questo documentario come scusa, come gancio per avvicinarsi un po' a questo mondo, che poi effettivamente è una figata, in quegli anni soprattutto è stato un qualcosa di unico".

La sfida più grande di questo documentario è stata però quella di raccontare la storia della Benetton in solamente 90 minuti. Parlando di questa impresa Matteo ha risposto dicendo: "In realtà non sono proprio 30 gli anni, diciamo che noi partiamo come core della storia da metà degli anni 80 e arriviamo a metà degli anni 90, quello più o meno è il nostro periodo. Poi affrontiamo anche un salto indietro alla generazione prima di Alessandro, cioè quella di suo padre Luciano Benetton, però tendenzialmente è un racconto concentrato su quella decade lì".

"Abbiamo iniziato dalla B186 tutta colorata, fino ad arrivare a vincere tutto trasformando quindi quelli delle magliette, in campioni del mondo di Formula 1".

Matteo ha poi continuato dicendo: "Anche se abbiamo affrontato solamente una decina d'anni, farlo in 90 minuti è stata comunque una bella sfida, soprattutto perché noi abbiamo avuto 19 intervistati, e se ognuno ti parla più o meno per due ore, vuol dire che alla fine, solo di interviste hai circa 40 ore che poi nel montaggio finale devi far diventare poco più di 60 minuti".

"È stata tosta, ma il team autoriale e quello di montaggio sono stati la mia totale salvezza. Ci sono stati tanti momenti in cui io guardavo anche solo la quantità di clip video che avevamo e sudavo freddo e loro invece più freddi di me dicevano 'Ok, piano piano arriviamo al risultato'. Siamo partiti da due ore di montaggio quasi definitivo, per poi ridurre ulteriolmente".

Abbiamo infine concluso la nostra lunga chiacchierata con Matteo Bruno chiedendogli, tra tutti i personaggi intervistati, quale sia stato quello che lo ha emozionato e stupito di più: "Eccleston, innanzitutto per la figura che è lui, cioè è questo personaggio che sembra venire proprio da un altro mondo, è incredibile. In tutto il documentario lui è l'unico che ha un'inquadratura completamente simmetrica, poiché deve essere l'ago della bilancia di quel momento storico".

"La sua è stata una delle prime interviste che abbiamo girato. L'emozione era veramente palpabile nell'aria, cioè lì quando abbiamo detto, motore, iniziamo a girare c'è stato proprio un brividino collettivo. La sua è stata molto importante un po' perché era all'inizio del documentario e un po' perché insomma Eccleston non ha bisogno di descrizioni come personaggio".

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Foto: Slim Dogs Production

L'italiano ha poi concluso dicendo: "Di Alessandro Benetton poi, una roba che mi ha colpito della sua storia è che lui è diventato presidente della scuderia a 25 anni. Quando lo raccontava mi sono immedesimato in lui e ho pensato: 'Io a 25 anni ero un idiota, lui é diventato presidente di una scuderia di F1'. Ascoltarle e cercare di empatizzare ti porta proprio dentro il racconto. In linea di massima però è successo un po' con tutti, e questa cosa è stata davvero particolare".

Per chi volesse rivivere gli anni 90 della Formula 1, e la leggendaria storia della scuderia Benetton, il documentario è adesso disponibile sui canali Sky e in streaming su NOW e Sky GO.

Si ringraziano Matteo Bruno e la Slim Dogs per la cordialità e la disponibilità mostrata nell'intervista. La riproduzione parziale di questo contenuto esclusivo è possibile previa citazione dell'autore (Giuseppe Cianci) e della fonte Formula1.it con il link al contenuto originale.

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