Il «Meltdown» di Perez e Stroll: quando l’ambizione supera il talento

L’attuale line-up di piloti sullo schieramento è probabilmente quella più ricca di talento nella storia della Formula 1. Un mix di giovani e esperti fuoriclasse che innalzano il livello della competizione in modo esponenziale. Ultimo in ordine di tempo Oscar Piastri, che ieri ha dato l’ennesima dimostrazione del suo enorme potenziale vincendo la prima sprint race della carriera. Dinanzi alle gesta dei suddetti campioni, stride il declino di due piloti accomunati dall’ imbarazzante confronto con i rispettivi compagni di squadra. Parliamo di Sergio Perez e Lance Stroll vittime probabilmente di un “meltdown”. Tale termine utilizzato in ambito medico indica il modo di affrontare una situazione divenuta insopportabile, e lo scrivente sa di cosa si parla per esperienza quotidiana. Uno stato mentale che si manifesta dinanzi a situazioni avverse, ambienti ostili o attività che si devono svolgere per obbligo e non per il piacere personale. Tali avversità inficiano le abilità della persona provocando frustrazione e stress. Dall’esterno Perez e Stroll sono ragazzotti benestanti il cui unico onere è girare in pista il più velocemente possibile. Analisi semplicistica, in quanto il denaro aiuta ma non può comprare tutto, in primis il talento.

Sergio Perez esulta dopo la vittoria nel GP dell’Arabia Saudita – Credit: F1.com

Entrambi i piloti sono crollati nel momento in cui hanno dovuto fare il salto di qualità. Fino a Miami, Checo Perez era considerato l’unico serio sfidante di Max Verstappen per la conquista del titolo iridato, forte di due successi nei primi quattro gran premi. Da quel momento del messicano si sono perse le tracce aldilà della evidente preferenza del team Red Bull sul fuoriclasse olandese. Un downgrade clamoroso, specie in qualifica in cui non è andato mai oltre il quinto posto con diverse eliminazioni nel Q2 dopo il gp di Miami. Che “Checo” non sia mai stato un pilota dal giro secco alla Leclerc lo conferma la sua storia agonistica, ma il gap con Verstappen è sempre stato troppo elevato. Un pilota annichilito che probabilmente ha reso al di sotto del suo potenziale scivolato in una spirale di sfiducia nei propri mezzi. Lo stesso dicasi per Lance Stroll, tramortito da Fernando Alonso. Che il pilota canadese non sia un fuoriclasse è fuor di dubbio ma negli ultimi gran premi è sempre più evidente che il figlio di Lawrence non abbia alcuna voglia di correre. Distacchi abissali dal team mate, errori a ripetizioni sono il segnale di un pilota che ha staccato la spina e che può essere pericoloso per sé stesso e per i suoi colleghi. Un ragazzo che probabilmente sta facendo di tutto per dimostrare che non può realizzare le ambizioni paterne, che sin dalla tenera età ha pianificato a tavolino la carriera del figlio. In modo subliminale il pilota canadese si sta ribellando al destino scritto da Lawrence Stroll consapevole di non avere il talento per competere ai livelli espressi nelle categorie propedeutiche.

Henry Howe ricorda a Lance Stroll di andare al controllo del peso – Credit: Twitter

Nel giorno in cui il collega fortemente sostenuto dalle ambizioni paterne conquista il terzo titolo iridato, La frustrazione di Stroll esplode dopo l’ennesima eliminazione in Q1, spintonando il suo fisioterapista, Henry Howe che gli stava semplicemente ricordando di recarsi al controllo del peso. Successivamente Lance ha corretto il tiro dichiarando che Howe è come un fratello per lui. Probabilmente bisognerebbe avere il coraggio di ammettere i propri limiti e nel caso di Stroll il discorso andrebbe esteso anche alla sfera familiare.

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