Domenicali, il marketing non è tutto
Sia chiaro, non abbiamo nulla contro l'individuazione di nuove tappe per il Campionato del mondo quello che ci piace poco è la leggerezza che percepiamo nella rinuncia all'anima storica di questo sport…

19/05/2024 08:20:00 Tempo di lettura: 2 minuti

Una Formula Uno sempre più "a mandorla", vale a dire aperta verso l'esterno, possibilmente con la prua puntata verso l'estremo oriente ma chiusa, o quantomeno ostica per il mantenimento dei due storici gran premi italiani, Imola e Monza. 

Ben venga l'ipotesi di un gran premio da disputare su un tracciato cittadino a Bangkok (!), però nel frattempo Stefano Domenicali, CEO di Formula Uno, si affretta a precisare - "L'Italia è centrale nel calendario della F1, ma è necessario affrontare questioni importanti in termini di disponibilità del Paese a investire e in termini di infrastrutture. È necessario un rapido cambiamento, migliorando la sicurezza delle piste e la gamma di servizi a disposizione del pubblico. A fine agosto faremo il punto a Monza con le istituzioni governative e l'ACI. È ancora possibile che l'Italia ospiti ancora due gare dopo il 2026, ma realisticamente credo che sarà difficile."

Sia chiaro, non abbiamo nulla contro l'individuazione di nuove tappe per il Campionato del mondo - anche se le date sono già più che ravvicinate - e nemmeno contro la progettualità di voler vendere il prodotto in location sempre più "particolari" in tutto il pianeta; quello che ci piace poco è la leggerezza che percepiamo nella rinuncia all'anima storica di questo sport: si percepisce l'attitudine a sacrificare ogni volta un pezzetto di storia e, lo ripetiamo, di anima, pur di inginocchiarsi davanti all'altare del marketing. Forse il marketing stesso esige che la Formula Uno non rinunci alla sue cattedrali, per una ciotola di riso in più oggi che si tradurrebbe in una ennesima diminuzione di fascino domani.

Foto copertina x.com

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