IndyCar come seconda chance? Mick Schumacher riparte (bene) dagli USA
14/10/2025 08:30:00 Tempo di lettura: 6 minuti

IndyCar, primo assaggio e primi segnali forti. Mick Schumacher ha vissuto una giornata intensa all’Indianapolis Motor Speedway, testando sul road course la #75 della Rahal Letterman Lanigan e firmando la P1 nella sessione mattutina.

Dopo la complicata esperienza in F1 e un lungo periodo di pausa interrotto dall'esordio in WEC, il ritorno in pista con una monoposto Indy in una sessione ufficiale è stato senz'altro positivo.

Nel confronto con i media, Mick ha spiegato il suo approccio alla nuova sfida, le sue motivazioni e le probabili scelte che lo accompagneranno nelle prossime settimane.

«Prime impressioni positive. È molto simile ad alcune vetture che ho guidato in passato. Devo ancora abituarmi ad alcune manovre in uscita box, ma finora tutto bene».

«Ho parlato con diversi piloti che sono passati in IndyCar. Alcuni mi hanno detto che lo sterzo è molto pesante, ma per me è simile a quanto ricordavo dalla F2: è 'fisico', ed è ciò che vuoi da una macchina da corsa».

Mick ha fatto benissimo in tutte le categorie minori in cui ha corso da giovanissimo, è stato campione di F2 nella sua stagione d'esordio, ma l'esperienza in F1 è stata molto complicata, forse anche sfortunata, considerando che ha esordito con una Haas che probabilmente affrontava il suo periodo peggiore dal punto di vista delle prestazioni.

Dopo sole due stagioni perde il ruolo di pilota titolare in Haas e diventa, per altri due anni, terzo pilota Mercedes per poi uscire lentamente dai radar, impegnandosi solo con qualche apparizione in endurance con Alpine. Una parabola discendente che avrebbe scoraggiato chiunque, ma che invece non ha intaccato la determinazione di Schumacher:

«Perché tornare alle ruote scoperte? Semplice: lo amo. Vorrei divertirmi e sentirmi a casa dove corro. Le monoposto sono sempre ciò che ho voluto fare, e l’IndyCar è la cosa più vicina a quel mondo».

Quello che emerge è l'invariata voglia e capacità di competere per Mick, pronto a misurarsi anche con gli ovali, in un contesto dove altri avevano fallito

«Ovali? Non ne ho ancora fatti, ma sono aperto a provarli. Un campionato si affronta per intero: se mi impegno, voglio farlo completamente, non solo su stradali e cittadini».

 

L'obiettivo di Schumacher rimane il ritorno in F1

Per Mick potrebbe essere un'opportunità per ritrovare fiducia e riconquistare una chance per il ritorno in F1

«Questa opportunità è nata perché negli ultimi anni puntavo a tornare in F1, ma la porta non si è riaperta. Volevo tornare a correre in monoposto e tutti quelli che sentivo parlavano bene dell’IndyCar. Così ho deciso di provarci».

«Andare in IndyCar non blocca un possibile ritorno in F1. Il campionato è ottimo, con 17 gare, e qui si vive davvero il motorsport: mi piace l’idea del pilota al centro, che spinge la squadra in avanti. Ho già passato alcuni giorni con il team e mi è piaciuta la direzione del lavoro e gli input che posso portare».

Il futuro è quindi ben delineato nei suoi piani ma ancora tutt'altro che scritto:

«Sulla decisione per il futuro: dovrà essere condivisa, ma al momento sta soprattutto a me. Devo capire se voglio farlo. Ci prenderemo giorni e settimane per valutare le opportunità: finora ho fatto solo quattro run, ma sono state molto positive».

«Dirk [Wheeler] mi supporta nel trovare la mia strada nel motorsport: conosce bene l’ambiente americano e aiuta a capire mentalità e cultura senza stravolgerle».

Il test di Indianapolis offre due indizi concreti. Primo: Schumacher cerca un contesto in cui il fattore pilota pesi davvero nella performance complessiva (ricerca del setup, fiducia, feedback diretto); in IndyCar quel baricentro è storicamente più vicino al sedile che alla galleria del vento. Secondo: la sua apertura agli ovali è un segnale importante per i team, perché abilità e disponibilità alle tre anime della serie (road, street, oval) sono sicuramente essenziali per far bene.

In prospettiva, la scelta non è tra F1 e America, ma tra stare fermi nell’attesa o rimettersi in gioco in un contesto che premia ritmo gara, gestione gomma, adattamento e abilità nel gestire le scie. Se Mick seguirà il suo istinto, l’IndyCar può diventare la piattaforma giusta per capitalizzare il suo talento, "riabilitare" il suo nome e confermare le sue ambizioni, dimostrando a chi non ha creduto in lui che forse si sbagliava.

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Foto copertina youtu.be David Land


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