Fra le battaglie a cui abbiamo assistito nel corso del GP degli Stati Uniti, quella tra Lewis Hamilton e Charles Leclerc è stata tra le più ambigue. Prossimo alla sosta e superato da Norris, il monegasco ha effettuato una difesa fin troppo eccessiva nei confronti del compagno di squadra che, con gomme medie nel primo stint, aveva sicuramente più passo rispetto al #16, poi rientrato subito dopo ai box.
Nel post gara è stato chiesto a Leclerc le sue impressioni sulla lotta con il #44: “Non so se e quanto tempo abbiamo perso, onestamente – ha spiegato ai microfoni di Sky Sport – io non ero consapevole che mi sarei poi fermato in quel giro. Alla fine ho fatto la mia gara e ho provato a difendere la mia posizione, non ho rimorsi. Possiamo girarla come vogliamo, ma non ne avevamo di più di così, anche perché Lando ne aveva di più di noi. Non ho rimorsi, mi è piaciuta la gara perché comunque è stata divertente”.
La perdita di tempo che entrambi hanno accumulato in questa lotta – che, se fosse stata evitata, non avrebbe comunque portato Leclerc alla seconda posizione – rimane un gesto alquanto discutibile. In molti hanno ritenuto l’azione di difesa del monegasco eccessiva e inutile. Il fatto che non sapesse della sosta si può anche comprendere, ma in una fase di fine vita della mescola, lottare in modo così aggressivo per un motivo futile ha messo solo a rischio entrambi da una possibile collisione.
In una squadra in cui le prestazioni vanno e vengono, ciò su cui bisognerebbe lavorare sono proprio le "esecuzioni". E se da sabato ribadiamo la poca efficacia sulle Papaya Rules, forse è il caso di rivedere anche la gestione dei piloti della Ferrari in fasi di gara come questa, dato che non è la prima volta a cui assistiamo a un’azione simile. Voi cosa ne pensate: era davvero necessaria questa difesa? Non ci resta che attendere Città del Messico per rivedere Leclerc, Hamilton e tutti gli altri protagonisti in pista, in una sfida mondiale sempre più accesa e una Ferrari sempre più confusa.
Foto copertina x.com
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