Da quando nel 2017 ha acquistato la Formula 1, prelevandola da Bernie Ecclestone, Liberty Media ha progressivamente spostato la propria attenzione verso gli Stati Uniti. Tanto che, ad oggi, il calendario iridato annovera addirittura tre Gran Premi in terra americana: Miami, Austin e Las Vegas. Ma gli attuali boss del Circus non si sono limitati a guardare alla pista: hanno deciso di investire anche sui social network e su altre "attrazioni" tipo "Drive to Survive", la serie tv Netflix che, come si prevedeva, ha letteralmente spopolato oltreoceano conquistando un enorme fetta di fan stelle e strisce.
L'americanizzione della Formula 1, però, non si sta rivelando un processo positivo a 360°. Perché, in puro stile americano, la spettacolarizzazione degli eventi, ormai, la fa da padrona. L'ultima dimostrazione l'abbiamo avuta a Miami, dove è andata in scena una presentazione dei piloti condita da ragazze pompon, deejay e orchestra. Uno show che ha nulla a che fare con lo sport e poco gradito anche ai piloti.
Tra coloro che non condivide il percorso iniziato da Liberty Media c'è proprio l'ex boss del Circus, Bernie Ecclestone, che ha espresso tutta la sua perplessità ai microfoni di Münchner Merkur/tz media group. Ecco cosa ha detto:
"Gli addetti al marketing della Formula 1 si stanno concentrando soltanto sul mercato statunitense. Quanto si è visto a Miami somigliava più alla cerimonia degli Oscar che ad un grande evento sportivo che ha le sue radici in Europa. Non sapevo se piangere o se ridere. Sembrava uno scherzo. Liberty Media è disposta a fare disperatamente di tutto per i tifosi americani. Anche a costo di bruciare le radici della F1".
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