Dietro ogni grande campione c'è una squadra che lavora in perfetta simbiosi, dai meccanici al team principal fino a chi dà il suo contributo da remoto. Una delle figure più importanti di questo processo è l'ingegnere di pista, ossia colui che comunica con il pilota durante la gara, riferendo i distacchi dagli avversari, le strategie e molto altro, e ricevendo feedback da chi è nell'abitacolo. Di recente è finito sotto le luci della ribalta Gianpiero Lambiase, il braccio destro di Max Verstappen, per come riusciva a tenere testa al focoso olandese durante il GP del Belgio. Molto famoso è anche Peter Bonnington, detto "Bono", che è al fianco di Lewis Hamilton; il primo deve avere molta pazienza, viste le continue lamentele del campione sulle gomme o sulla vettura. Questo è uno dei ruoli più ambiti del paddock, ma per ottenerlo bisogna avere delle doti caratteriali, non solo esperienza e studio.
In un recente video di Motorsport.it, Roberto Chinchero ha spiegato meglio in cosa consiste questo lavoro. "Il pilota vive fondamentalmente con il suo fisioterapista e il suo ingegnere", ha detto il giornalista. "Si passa dai confronti col pilota a una marea di ore di riunioni tecniche post sessione, a fine giornata e in preparazione di un'altra uscita in pista. Adesso c'è anche il remote garage, quindi bisogna avere contatti anche con chi è a casa, che spesso delibera il set up. È un lavoro di grande comunicazione, e anche un pizzico di psicologia, perchè conoscere con chi si lavora ti dà la possibilità di tirare fuori il meglio di lui in qualsiasi circostanza".
Chinchero ha poi rimarcato il fatto che uno degli aspetti più importanti sia proprio comprendere il carattere del proprio pilota: "Ci sono persone che, se stimolate in maniera aggressiva, reagiscono in positivo, tipo Alonso, mentre altri si demoralizzano. C'è chi invece ha bisogno di motivazione. Comunque gli ingegneri hanno alle spalle un percorso professionale lungo, nell'arco del quale hanno acquisito anche questo tipo di conoscenze".