Ha perso vincendo, questo ragazzo di trentasette anni che mancherà a molti. Ha combattuto più ferocemente di un gladiatore, ha tirato fuori i suoi artigli ed ha lacerato ogni dubbio, ogni paura, ogni sentimento negativo. E’ veramente un peccato che abbia deciso (probabilmente senza essere del tutto convinto della scelta) di chiudere la sua carriera, perché Michael Schumacher ha gridato al mondo intero, con la sua gara di oggi, che è lui il Re, e nessun altro.
Sin dalla partenza avrà fatto saltare sulla sedia tantissimi appassionati sintonizzati sulle immagini del gran premio, con quella sua entrata da brivido alla prima curva, ruota a ruota con gli avversari, con la monoposto tutta sul cordolo. E come non parlare del doppio sorpasso effettuato poco dopo nei confronti delle BMW? Rapido, fulmineo, silenzioso e perfetto. Poi la mano della Sorte cerca ancora di schiacciare il Mito Schumacher, perché quell’ennesimo sorpasso, stavolta su Fisichella, era l’inizio dell’apoteosi. Il Caso ha voluto che un profilo alare della Renault infilata andasse a ferire mortalmente ed invisibilmente la superficie del pneumatico posteriore sinistro di Michael. La gomma cede quasi all’istante e tutti guardano immagini che, indipendentemente dalle preferenze e dal tifo, fanno male. Perché fa sempre simpatia chi cerca la via delle imprese impossibili, delle sfide troppo grandi, delle rincorse disperate. Ancora una volta quella Ferrari che rallenta, che resta dietro, che per poco non si ferma incapace di proseguire. Questo era il volere della Sorte.
Lei, però, non ha fatto i conti con la Volontà, la Forza e la Grandezza della sua vittima: Michael rientra ai box, gli cambiano le gomme, retrocede in ultima posizione, perde un giro, riparte a mezzo minuto da Monteiro, in quel momento praticamente ultimo. Disastro. Prima il motore in Giappone, poi la pompa della benzina ieri in qualifica, adesso un’altra beffa dal sapore troppo, troppo amaro. No, non si è lasciato prendere né dallo sconforto (cosa naturale per chiunque altro), né da questi pensieri traditori seppur figli di una difficile verità. Ha corso una gara incredibile, una delle più belle della sua carriera, divorando l’asfalto, pagando i suoi eccessi di foga e grinta con alcune traiettorie lunghe e sporche, controllando la sua monoposto in ogni preciso momento e in ogni punto del circuito. Un recupero che non ha quasi bisogno di essere raccontato né commentato, perché è stata l’impresa probabilmente più difficile, con il ritiro nel cuore e con quella voglia di vincere che non ha mai, mai, mai perso.
Mentre Felipe Massa volava verso una storica e meravigliosa vittoria, che ha sancito la superiorità Ferrari e la maturità di questo giovane brasiliano, riportando (dopo Senna nel ’93) un pilota verde-oro più in alto di tutti sotto il cielo di San Paolo, Schumacher concludeva la sua carriera con il sorpasso più bello di tutta la stagione. E’ davvero un segno, simbolico, unico: Michael affianca la vettura che lo precede, la McLaren di quel Kimi Raikkonen che raccoglierà prestissimo il suo pesante testimone, percorrono ruota a ruota parte della “S” intitolata ad Ayrton, sono vicini ad una clamorosa quanto inattesa collisione, i secondi diventano lunghi, lenti, dilatati come non mai. L’inquadratura successiva mostra una Ferrari davanti, una McLaren dietro. E’ il momento topico, la firma d’oro su una carriera irripetibile e superba. I meccanici in rosso esultano, sembra quasi che quei mondiali tanto sofferti stiano andando davvero alla lodevole Scuderia. Non è così, ma è come se lo fosse.
Se affidabilità e casualità non avessero colpito al cuore la Ferrari, siamo più che certi che Michael avrebbe vinto in Giappone e stravinto quest’oggi a San Paolo, portandosi a casa il suo meritatissimo ottavo titolo. Ma le regole della Formula Uno attuale sono cambiate, non premiano più gli audaci, bensì i conservatori. Complimenti quindi a Fernando Alonso ed alla sua Renault per non aver mollato la presa, per aver resistito a denti stretti, dopo aver subito la demolizione della propria invincibilità di inizio stagione. Il Principe delle Asturie fa suo il secondo titolo iridato, portando alla McLaren, sua futura squadra nel 2007, il numero 1… La Ferrari, comunque, ha di che sorridere, perché anche Felipe ha corso una gara perfetta, senza errori, da dominatore.
I numeri danno ragione alla Renault. I fatti danno ragione a Maranello: Massa e Schumacher hanno vinto entrambi le loro sfide. Il brasiliano è il futuro, il tedesco è (purtroppo) un luminoso e felice passato. Hanno chiuso la loro stagione al meglio delle loro capacità, e questa è una soddisfazione che va al di là di ogni altra considerazione formulabile. E’ stata l’ultima gara, Michael, e ci hai permesso di vederti ancora una volta così com’eri a Spa nel 2004, due anni fa, fresco vincitore del tuo settimo ed a questo punto ultimo titolo, quando dai box ti mostrarono la scritta “Simply the Best”. E’ stato un onore essere spettatori delle tue traiettorie. Lo è stato ancor di più poter raccontare i tuoi controsterzi ed i tuoi traguardi. A presto, Campione.
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