Il saluto dei tifosi ferraristi a Monza per l'ultima volta di Michael Schumacher a bordo della sua Rossa

29/10/2006 Tempo di lettura: 4 minuti
Un addio commosso. O meglio, un arrivederci. I tifosi e le persone che hanno avuto la grande opportunità di partecipare alla giornata odierna, organizzata dalla Ferrari a Monza, sono stati protagonisti di un’emozione diversa dalle altre, forse ancora più intensa di quella che in tanti hanno vissuto ad Interlagos, quando questo grande campione di nome Michael e di cognome Schumacher ha disputato l’ultima meravigliosa corsa. Adesso possiamo dirlo: non ci aspettavamo che Schumi smettesse quest’anno. Il pensiero che continuasse per uno o almeno due anni ci ha sfiorati diverse volte, quasi fosse una certezza che necessitava unicamente di una formale e prevedibile conferma; il tempo e gli eventi, però, dettano delle regole complesse, spesso inafferrabili, alle quali non si può sfuggire.
Sì, questa domenica ha veramente chiuso in via definitiva un’era rosea, o meglio, rossa. Per carità, auguriamo alla Ferrari di riaprirne subito un’altra già dalla prossima stagione (cosa peraltro possibilissima). Michael, nel pomeriggio, ha guidato per l’ultima volta la 248F1 e non ha avuto paura di far vedere al mondo che il suo cuore ed i suoi occhi hanno pianto. Come quelli dei “suoi” ragazzi ai box. Come leggete a parte, la Ferrari sta cambiando il suo organigramma, si sta ulteriormente evolvendo, rigenerando, per le nuove sfide che attendono questa vittoriosa Gestione Sportiva. Nelle numerose interviste e parole raccolte all’Autodromo Nazionale è stato un po’ svelato ciò che la nostra curiosità ha cercato insistentemente dal Gran Premio d’Italia del 10 settembre ad oggi: Schumacher avrà un ruolo di “super-assistente” (come lo ha definito Montezemolo stesso) al fianco di Jean Todt, adesso Amministratore Delegato della Casa di Maranello.
Davvero complicato immaginare Michael dietro una scrivania, infatti è plausibile pensare che il suo sarà un ruolo decisamente più “libero” in seno alla Ferrari. Un ruolo che permetterà di esplorare l’automobilismo, sportivo e non, in cui la Scuderia si appresta ad entrare nel futuro, immediato e meno vicino. Nonostante i titoli persi, la Ferrari ha comunque mostrato il suo sorriso al pubblico, caloroso e affettuoso come sempre. Anche nei precedenti Ferrari Day c’era l’emozione a farla da padrone, ma questa volta è stato diverso, più intenso, praticamente indimenticabile.
Eccoli lì, Montezemolo, Todt, ovviamente Michael, Felipe Massa e tutti gli altri, a camminare davanti al popolo ferrarista sul rettifilo principale. Ed ecco lì anche tutte le monoposto rosse che il tedesco ha guidato dal 1996 ad oggi: la F310, la F310B, la F300, la F399, la F1-2000, la F2001, la F2002, la F2003-GA, la F2004, la F2005 e la 248F1. Undici macchine unite nella leggenda, dal periodo in cui la vittoria sembrava una maledizione fino al momento in cui i trionfi si sono susseguiti in modo devastante. Poi lo spettacolo più atteso, quella mini-gara disputata da quattro 248F1, guidate da Michael, Felipe, Luca e Marc (Badoer e Gene, i due collaudatori); le soste, la velocità, quel suono che fa tremare la terra…
Alla fine l’ultima fermata, per parcheggiare quella monoposto rossa che gli sarà sembrata bella come non mai, un po’ come una compagna perfetta con la quale ci si unisce appassionatamente per l’ultima struggente volta. I tuoi occhi ti hanno tradito, Michael: ti sei tolto il casco e tutti abbiamo visto uno dei lati più intimi della sensibilità che ti appartiene. Prima a Suzuka, poi la scorsa domenica in Brasile, ed oggi nella tua e nostra Monza. Un’escalation di umanità, di sincerità, di purezza che non si può dimenticare, breve ma intensissima. Adesso, prima di lasciarti andare per un po’ verso il tuo mondo, verso la tua nuova vita, viene quasi voglia di scherzare e di chiederti: “Ma perché ci hai messo così tanto a parlare l’italiano…?”
Danke, Michael