Continua il viaggio sospeso a metà tra gli eventi recenti della Formula Uno e il suo vicino futuro

21/01/2007 Tempo di lettura: 4 minuti
Fernando Alonso. E’ da questo fuoriclasse spagnolo che riparte la Formula Uno del 2007, orfana di Schumacher e vicina a cambiamenti, tecnici e politici, che ne determineranno il futuro. Due titoli iridati consecutivi, l’interruzione del dominio del rivale tedesco, una costanza di rendimento ottima e una tendenza sempre più bassa (quasi inesistente) all’errore: molto in sintesi, Alonso è tutte queste cose messe assieme.
A cambiare la storia della categoria in questi ultimi anni, però, non c’è stato solamente lui, ma anche la grande squadra che lo ha aiutato a vincere questi mondiali, trionfando parallelamente nel campionato riservato ai Costruttori: la Renault. Un team che ha ottenuto valide vittorie e ottimi traguardi partendo dal lavoro, dal sacrificio, dalla competenza, dall’intelligenza. Nulla togliendo al valore della squadra, hanno saputo dimostrare che si può essere vincenti facendo a meno di nomi d’oro nel settore tecnico e lasciando perdere, in parte, le palate di quattrini dei team con budget più elevati (come nella vita quotidiana, i soldi non risolvono tutti i problemi…).
Direttore d’orchestra di questa sinfonia di titoli vinti è stato, come tutti sanno, Flavio Briatore, tornato al successo dopo l’altra epoca d’oro, il biennio 1994/1995, ai tempi della Benetton con un certo Michael Schumacher… Molto probabilmente uno dei “segreti” più importanti della Renault è stato semplicemente quello di adattarsi alla nuova “generazione” di regolamenti portata avanti in questi ultimi anni, volta ad arrestare l’invincibile Ferrari con norme al limite dell’assurdo (dimezzamento netto della differenza di punti tra il primo ed il secondo classificato alla fine di ogni gara, qualifiche sul giro singolo, eliminazione del cambio gomme ma non del rabbocco, ecc.).
Adesso il team francese ha perso il suo pilota vincente, ma può puntare su Giancarlo Fisichella, che avrà un’ultima importantissima opportunità di combattere per il titolo e riportare in Italia quel qualcosa di magico, di indescrivibile, che manca dai primi anni Cinquanta, nonchè su Heikki Kovalainen, pilota proprio di scuola Renault, cresciuto nelle sue formule minori e promosso al ruolo di titolare dopo la perdita di Alonso e soprattutto dopo una cifra iperbolica di chilometri coperti nei test svolti lo scorso anno. Toccherà a loro due far sì che il team francese non perda la continuità e vinca la sfida più difficile, cioè battere lo stesso Alonso e le Ferrari.
Kimi Raikkonen ha già chiarito, in un modo abbastanza convincente, che non è il sostituto di Schumacher, che non vuole (per il momento) parlare di paragoni e che lotterà alla pari con Felipe Massa, suo compagno. Non bisogna dimenticare che Iceman (così è stato soprannominato Kimi sin dai tempi d’esordio con la McLaren), nonostante non abbia vinto mai un titolo iridato, ci è andato vicino in più di un’occasione: nel 2003 per soli due punti non riuscì a portar via il mondiale a Michael Schumacher, senza contare il 2005, stagione in cui solo la mancata affidabilità McLaren era stata in grado di fermare per davvero il finnico.
In entrambi i casi Raikkonen è stato vice-campione (definizione odiosa ma necessaria per quantificare le sue capacità) del mondo, nella prima occasione rispetto ad un sette volte iridato e, nella successiva, nei confronti di colui che sarà l’unico iridato al via in Australia quest’anno. La stampa, tempo addietro, si è molto soffermata sulle “cattive” abitudini del neo-acquisto della Ferrari, perché forse a molti interessa(va) questo aspetto. Prima di giudicare (in maniera tra l’altro immatura) è necessario aspettare: la pista parlerà presto e laverà via ogni inutile considerazione, lasciando il posto al giudizio inappellabile del cronometro prima e delle classifiche in un secondo tempo…

Continua prossimamente