08/04/2007 Tempo di lettura: 5 minuti
Era dal 25 settembre 2005 che la McLaren non concludeva un gran premio con una doppietta; nel 2006 la scuderia anglo-tedesca non era riuscita a vincere nulla, sopraffatta da problemi di vario genere e incapace di essere incisiva. Oggi Ron Dennis e soci possono essere davvero soddisfatti per il risultato ottenuto, ma sarebbe un grave errore sottovalutare la Ferrari sin dalla prossima gara. Le rosse sono state innanzitutto affidabili: per l’ormai celebre problema sofferto dalla monoposto di Raikkonen, tre settimane fa in Australia, qualcuno temeva il peggio. In Ferrari hanno comunque mascherato ogni possibile preoccupazione, ma è plausibile che il propulsore di Raikkonen non fosse competitivo al 100%.
La chiave di volta dell’intero gran premio non va ricercata nelle fasi di gara avanzate, ma nella partenza, dove le McLaren hanno preso d’assalto i rivali in rosso, andando tutte e due in testa subito dopo il primo tornante. Si materializza così un incubo sofferto dalla Ferrari in diverse occasioni e con vari rivali: l’avvio di gara, lo start. Fernando Alonso non ha stupito, nel senso che ha portato a termine una delle sue “solite” gare. Preciso, inossidabile, rapido, letale. Con una macchina superiore lo spagnolo ha sempre realizzato prestazioni di un certo livello. Con la medesima macchina Lewis Hamilton ha fatto quasi di meglio: nonostante sia ancora un esordiente, ha tenuto a bada le Ferrari, battuto un Kimi Raikkonen in alcuni tratti insidioso e ignorato la pressione di Massa ad inizio gara e del finnico negli ultimi giri.
Che succede quindi alla Ferrari? Perdere un certo margine di superiorità nel giro di un solo gran premio non è un’ipotesi molto realistica, così come non è realistico credere che la McLaren sia di colpo diventata la monoposto da battere nel 2007. Bisognerebbe “semplicemente” (si fa per dire…) capire fino a che punto la questione del fondo irregolare sia stata l’arma davvero vincente di Ron Dennis. Stando a quanto riferito in questi ultimi giorni dopo le verifiche tecniche nel paddock, a risentire maggiormente di queste verifiche speciali sarebbero state scuderie come Red Bull e Renault, mentre la Ferrari sembrerebbe essere stata colpita relativamente poco da questa sorta di “inchiesta”.
Le immagini viste oggi, però, lasciano perplessi: se la Ferrari non ha subìto così tanto l’imposizione di alcune modifiche relative al fondo, come mai sia Massa che Raikkonen hanno avuto così tante difficoltà nel fare sorpassi in pieno rettilineo? Se Hamilton è stato la dannazione di Kimi, Heidfeld è stato la medesima cosa per Felipe. Entrambi i ferraristi hanno recuperato parte dello svantaggio, confermando la velocità delle Ferrari, ma sono poi rimasti letteralmente incollati agli scarichi delle vetture che li precedevano. Sarebbe stato più naturale vedere una cosa del genere solo sulla monoposto di Raikkonen, che poteva avere un motore più lento per motivi precauzionali.
La McLaren, dunque, facendosi largo tra le piccole grandi insidie che hanno incontrato a Maranello, ha colto nel segno, confermando nettamente la leadership nel mondiale Costruttori e sottraendola a Raikkonen nel mondiale Piloti. In tutto questo, comunque, la Ferrari ha saputo fare l’unica cosa che andava fatta: conquistare più punti possibile e portare a casa un podio (il terzo posto di Kimi) ed un quinto posto di Felipe Massa, che ha compromesso la sua gara per un errore nelle fasi iniziali, quando tentava in tutti i modi di sopravanzare un Hamilton dai nervi d’acciaio.
Con questi regolamenti e con questi punteggi, diverse volte non ha senso rischiare di rompere per cercare qualche punticino in più: oggi Kimi è stato costretto ad agire così dalla paura di vedere una fumata bianca negli specchietti e subire un dieci a zero pesantissimo già a inizio campionato, ma siamo sicuri che lui (come faceva ampiamente trapelare dall’espressione che aveva sul podio) non si lascerà comunque consolare da sei punti che, per come poteva andare con il motore, valgono oro…

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