Resterà nella storia come il tracciato che nel 2002 incoronò Michael Schumacher già il 21 luglio, con larghissimo anticipo sulla conclusione della stagione. Per il resto, Magny-Cours sarà dimenticato in fretta dai piloti e dalle squadre che ormai consideravano la pacifica campagna di Nevers addirittura più monotona del deserto del Bahrain.
Difficile immaginare che la pista possa riciclarsi diventando un tracciato per test privati, se a pochi passi dalla Costa Azzurra sorge un gioiello di tecnologia come il Paul Ricard, rinnovato appositamente con lo scopo di riprodurre infinite combinazioni di curve per appagare le esigenze dei team. La verità è che se la Formula 1 continuerà a correre in Francia, si sposterà su scenari più vivaci e scenografici, forse gli Champs Élysées o Disneyland Paris, le mete tanto vagheggiate da Bernie Ecclestone, da sempre durissimo nei confronti degli amministratori del dipartimento della Nièvre: “Paragonare un circuito come Istanbul a quello di Magny-Cours è come confrontare la civiltà sviluppata con il terzo mondo”.
Perché le infrastrutture carenti restano il punto debole dell’intera regione, come le autostrade a sei corsie promesse fin dal 1991 e mai realizzate: “Il mio punto di vista – sostiene Flavio Briatore – è che Magny-Cours non rappresenti un buon esempio di ciò che dovrebbe essere la Formula 1 del futuro. Abbiamo bisogno di hospitality, stanze, alberghi e servizi che lì sono praticamente inesistenti”.
Articolo tratto da Grandchelem