Robert Kubica torna e fa scintille. L'incidente? È Solo un brutto ricordo...

08/07/2007 Tempo di lettura: 2 minuti

Un quarto posto in qualifica, concretizzato in gara: il modo ideale per lasciarsi alle spalle ogni brivido. Robert Kubica non aspettava altro che tornare in pista. Se avesse ottenuto il nullaosta dei medici della FIA, si sarebbe schierato già ad Indianapolis, a meno di sette giorni dalla terrificante carambola di Montréal, ma ha dovuto rimandare fino a Magny-Cours, saltando anche i test collettivi di Silverstone, per evitare che un eventuale, nuovo, incidente producesse effetti irrimediabili sul suo cervello.

Da Amburgo il dottor Bernd Kabelka aveva esposto i rischi di un ritorno affrettato: “Sono possibili carenze dal punto di vista fisico e motorio, così come disturbi alla memoria. Nel peggior caso il cervello può gonfiarsi e la pressione rivelarsi fatale”. Così, nel frattempo, mentre Kubica si sottoponeva al programma di recupero, i rottami dell’auto sono giunti dal Canada alla factory di Hinwil: “Il telaio sarà esaminato per trarre il maggior numero di informazioni – aveva assicurato Mario Theissen – visto che simulare un danno simile è praticamente impossibile. Useremo quei dati per migliorare la sicurezza e la resistenza della monoscocca in fibra di carbonio”.

E come promesso, la BMW ha svolto i suoi calcoli. Pare che nell’impatto frontale con il muretto, il pilota abbia subito una decelerazione 40 volte superiore a quella di gravità: “Quando ho visto lo schianto mi sono spaventato a morte – ha spiegato Riccardo Ceccarelli, che ha seguito a lungo la preparazione atletica del polacco – perché ho rivisto l’incidente di Ratzenberger ad Imola nel 1994. Credo che oltre alla resistenza dell’auto, la salvezza di Robert sia stata il sistema Hans, quello che protegge dai colpi di frusta”. E pensare che quel bizzarro collare proposto da Sid Watkins nel 2003, aveva suscitato così tante critiche da essere quasi accantonato.

Articolo tratto da Grandchelem

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