07/10/2007 Tempo di lettura: 5 minuti
Un anno fa, a Shanghai, Michael Schumacher coglieva l’ultimo successo della sua lunga carriera in Formula Uno, il primo pugno da KO che avrebbe dovuto trasformarsi nella più bella e, diciamolo, romantica delle sfide: vincere l’ottavo titolo nell’anno del ritiro. Alla fine non andò così, ma quest’anno è di nuovo rossa la macchina che ha tagliato per prima il traguardo della faraonica pista costruita in terra cinese. Kimi Raikkonen si è aggiudicato una gara molto importante soprattutto per non perdere le poche speranze residue di portare a casa questo pazzo, pazzo mondiale.
Dopo la gara della scorsa domenica, al Fuji, in cui sapori amari (per la Ferrari) vecchi di oltre trent’anni – lo storico e ancora misterioso ritiro di Niki Lauda, che perse in maniera assurda un titolo iridato a favore di James Hunt e della McLaren – sono prepotentemente tornati alla ribalta con il successo di Hamilton e il colossale “suicidio” tattico del team in rosso, ecco il colpo di scena che non ti aspetti, ecco l’incredibile lavorio di una mano invisibile e fantastica che rende questa stagione ancora più folle.
Sì, perché quasi tutti oggi si aspettavano di poter celebrare il più talentuoso giovane della storia della Formula Uno come nuovo campione del mondo. Dopo il gran premio corso in Giappone pochi giorni fa Lewis Hamilton aveva ben 17 punti di vantaggio sul ferrarista più vicino in classifica (Raikkonen) e ben 12 sul suo compagno di squadra, autore di un fuoripista con botto e ritiro. Il mondiale sembrava nelle mani di questo ragazzino che ha fatto innamorare molti tifosi, inglesi ovviamente in primis…
E invece questa regia irreperibile, certamente inesistente, ma inspiegabilmente presente ha rimescolato per l’ultima dispettosa volta le carte in tavola: il primo vero errore di Lewis Hamilton è arrivato oggi, nel giorno e nelle circostanze meno indicate. Scelta di gomme azzardata, difficoltà nel controllare una McLaren improvvisamente debole sotto la pioggia (che sembra essere tornata di moda dopo periodi in cui ci eravamo dimenticati cosa fosse un gran premio bagnato) e poi l’errore quasi grottesco, quasi impossibile, lì all’entrata della corsia box, dove non sbagliano neanche gli esordienti a corto di esperienza e nervi saldi. E’ per questo che oggi Lewis sarà ancora più amato dai suoi già numerosi fans, perché in quello che poteva essere il giorno più importante della sua vita ha assistito in prima fila alla “perdita” di un sogno troppo grande.
Perdita? Sì, forse esageriamo: Hamilton ha gli stessi punti di una settimana fa, ovvero 107. Fernando Alonso, di nuovo sorridente su un podio che gli sembrerà dolce nonostante la vittoria sfumata, è lì vicino a quota 103. E Kimi Raikkonen, con il quinto successo stagionale e la vittoria numero 200 per la Ferrari, ha esattamente 100 punti. Con questi presupposti il favorito in assoluto resta sempre l’inglesino, che con la zampata finale può far suo il mondiale. Tre piloti in sette lunghezze, quindi, con una sola gara da disputare, in quel Brasile dove Felipe Massa l’anno scorso vinse di potenza e di prepotenza. Sarà necessariamente lì il teatro dell’ultima sfida, dove ancora tutto può succedere.
Un campione del mondo giovanissimo e nuova superstar del mondo delle corse; un tre volte iridato che coglie il terzo alloro consecutivo aprendo definitivamente un nuovo esaltante ciclo di mondiali conquistati a raffica; un finnico che diventa inaspettatamente campione del mondo su una Ferrari che farebbe l’en-plein nella stagione più difficile, nell’anno delle beffe, dei danni, dei tribunali e delle sentenze shock. Eccoli i tre scenari possibili tra due domeniche. Se è vero, come dicono alcuni, che sia già tutto scritto, allora non resta che aspettare cosa deciderà l’invisibile regia dei sogni (e delle sconfitte). Di sicuro uno dei tre candidati all’iride sarà re del mondo per un giorno.

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