Tre piloti in lotta per il Titolo all’ultima gara non si vedevano dal 1986, da quando Mansell, Prost e Piquet arrivarono in Australia compresi nello spazio di appena 7 punti, gli stessi 7 punti che racchiudono Hamilton, Alonso e Raikkonen alla vigilia del rush finale. È abbastanza per cancellare tutti gli impegni, prenotare un volo per il Brasile e assicurarsi un posto in tribuna.
Ma tanto per rafforzare l’andazzo di un campionato di odio, sospetti, ricorsi e contestazioni, anche Interlagos avrà la sua giusta razione di polemiche, perché ci sarà un emissario speciale della Federazione a sorvegliare il box della McLaren, a controllare le tattiche del muretto, a supervisionare gli assetti, a prendere nota delle conversazioni dei meccanici. Ad accertarsi insomma che Lewis e Fernando gareggino effettivamente nelle stesse condizioni, con identiche chance di trionfo iridato. Un provvedimento senza precedenti in oltre mezzo secolo di storia della Formula 1. Eppure, di situazioni analoghe potevano starcene a bizzeffe. La missione di tutela del fair-play parte dalla denuncia di Carlos Garcia, Presidente della Federazione Motoristica Spagnola: “Mi sono incontrato con Max Mosley, gli ho spiegato le mie preoccupazioni e lui mi ha rassicurato. Dobbiamo essere certi che ad Alonso non accada nulla di anomalo, specialmente in qualifica dove negli ultimi Gran Premi si sono concentrate le situazioni più strane”.
Dubbi fondati, a quanto pare, considerato che il colloquio con Mosley è avvenuto il 3 ottobre, prima ancora che Fernando si ritrovasse inspiegabilmente con valori sballati di pressione sull’ultimo treno di pneumatici nelle prove ufficiali a Shanghai. È dall’inizio dell’anno che la McLaren si sforza di ribadire il principio delle pari opportunità: “La situazione attuale della classifica – ribatte Norbert Haug – è la migliore dimostrazione del fatto che in squadra c’è sempre stato trattamento uniforme. È la nostra politica, non la cambieremo certo per l’ultima gara”.
Articolo tratto da Grandchelem