Diverso. E’ l’aggettivo più indicato per descrivere il primo gran premio del 2008. Diverso dall’ultimo del 2007. Diverso dal primo della scorsa stagione, in cui Raikkonen trionfava senza troppe difficoltà dando l’illusione di un anno facile per la Ferrari. L’anno facile, a Maranello, potrebbe essere questo ma il debutto, al contrario, è piuttosto difficile da digerire. Lewis Hamilton torna quello di sempre: dimenticatevi il “ragazzino” che ha perso un mondiale quasi vinto all’anno d’esordio e con sole ventidue primavere alle spalle. Dimenticatevi l’errore di Shanghai in entrata box o l’escursione fuori pista alle prime curve di San Paolo nell’inutile duello con Fernando Alonso, vecchio compagno di squadra. Ricordatevi solamente dello stupefacente piccolo fenomeno visto durante il resto del 2007, in quasi tutti gli appuntamenti iridati. Corsa perfetta, in casa McLaren, dove adesso Lewis è re incontrastato (nel presente e sicuramente nel futuro). “Eliminato” Fernando Alonso, Hamilton sa di avere adesso un compagno di squadra che con diverse probabilità non gli sarà contro, bensì d’aiuto. Heikki Kovalainen, alla gara d’esordio con la McLaren (un anno fa debuttò, che strano il caso, in Renault facendo un gp disastroso), mostra le unghie e fornisce da subito l’appoggio che Hamilton forse sognava da tempo.
Ron Dennis, di nuovo sul podio dopo Monza, deve aver definitivamente capito che è inutile mettere sotto contratto due titolari con le stesse grandi ambizioni: meglio un team più tradizionale, una coppia “unita” con delle precise ma invisibili linee limite. Il patron della McLaren, dato ormai per spacciato (fuori dal muretto e dalle piste), ha risposto a tutti e si è preso anche la soddisfazione di sorridere di fronte ai guai passati dalla Ferrari. La F2008 è un’arma molto valida e decisamente pericolosa per gli avversari, ma va usata nel modo giusto. Uno dei problemi patiti dalle rosse, sin da prima che Schumacher si ritirasse (ricordate il mondiale perso in Giappone nel 2006?), è attualmente legato all’affidabilità, capitolo delicato di un libro che parla anche dei problemi sofferti nell’uso della celeberrima centralina unica (di produzione McLaren con Microsoft), logicamente spina nel fianco sia della Ferrari che degli altri team (anche se a Maranello sembrano aver avuto più difficoltà nel dialogo tra centralina e monoposto, cioè motore). Lasciando però da parte queste osservazioni, che meritano un discorso proprio, la gara di Raikkonen (un po’ meno quella di Massa) è stata caratterizzata sia da ottimi acuti che da inquietanti tonfi per terra. Kimi è partito in modo stratosferico, riuscendo a sopravanzare circa otto monoposto nell’arco di un giro, ma è rimasto bloccato per diverse tornate dietro a Barrichello, più lento del finnico e capace di resistergli in più di una occasione. Superato il brasiliano, utilizzando una strategia a sosta singola (data la partenza quasi a fondo griglia), il campione in carica ha poi forzato la mano, compiendo sì un gran bel sorpasso su Kovalainen, tra le prime posizioni, ma finendo poi dritto quasi contro il muretto per l’eccessiva foga. Qui è stato l’inizio della fine per la gara della vettura siglata con il numero uno: un successivo errore in frenata (gomme sull’erba) con tanto di testacoda e un problema alla vettura hanno poi rallentato e successivamente fermato la corsa di Raikkonen verso (come minimo) la zona punti. Felipe Massa non è stato da meno, con una serie di errori (tra cui la collisione con Coulthard, di cui però non è stato direttamente responsabile) e il ritiro per altre noie tecniche. Raro nella storia degli ultimi anni vedere due Ferrari contemporaneamente fuori gara; ancora più raro vederle fuori gara insieme per guasti alla vettura. L’unica consolazione, per quanto riguarda il Cavallino, è la competitività: i tempi del miglior Raikkonen, qui a Melbourne, sono stati pari a quelli delle veloci McLaren. Senza l’ennesimo guasto in qualifica e senza gli errori (complice l’abolizione del traction control), avremmo sicuramente visto tutta un’altra gara. La F2008 è veloce, fa paura, e Kimi è motivatissimo, più sereno e ormai inserito sia nel rapporto con la squadra che nell’uso della monoposto.
Una riflessione, visto che abbiamo accennato all’abolizione del controllo di trazione, la merita l’unico serio rivale del finlandese, Lewis Hamilton. C’era chi si sentiva pronto a giurare che questo grande cambiamento tecnico avrebbe influito negativamente sull’efficienza soprattutto dei giovanissimi, praticamente mai abituati a guidare monoposto da più di 750 cavalli senza Tc. Beh, l’inglesino (ovvio, chiamarlo così è riduttivo…), con la sua gara, ha dimostrato quasi il contrario. Anche perché, abbassando lo sguardo sul resto della classifica, Heidfeld e Rosberg hanno completato il podio, seguiti da Alonso, Kovalainen, Barrichello, Nakajima e Bourdais. Una varietà mista, interessante, con tanti giovani a punti. Certo, non bisogna dimenticare che a giungere sotto la bandiera a scacchi sono state sette (sì, avete letto bene) vetture, con diverse uscite della safety car (ormai una vera e propria tradizione a Melbourne…). Tempo per test e sviluppi non ce n’è, per le riflessioni invece sì: tra meno di cinque giorni si corrono già le prime libere del caldissimo weekend di Sepang, seconda prova del mondiale 2008. E’ lì che la Ferrari dovrà saper colpire nel modo giusto.