12/10/2008 Tempo di lettura: 7 minuti
La lotta per il titolo si fa ancora più serrata: sarà questione di due gare e non più di tre, o di sei (sembra ieri quando si parlava dell’appuntamento di Valencia o di Spa). Lewis Hamilton ha ancora un certo vantaggio rispetto a Felipe Massa. Ha sei punti in più in classifica, che per la sua costanza ed efficacia sono un buon trampolino di lancio per portare a casa lo scettro del campione.
Come l’anno scorso, anche questa è stata una vera e propria gara rocambolesca. Solo che è mancata la pioggia. L’acqua rappresentava una probabilità importante sia per Singapore che per il Fuji, ma questa circostanza (difficile per la Ferrari) non si è presentata neanche questa volta. Oggi Lewis Hamilton ha perso una grande occasione: la possibilità di incassare una vittoria (o anche un podio) e iniziare a chiudere i conti, a tirare le somme. Non è andata così. Un po’ colpa sua, un po’ colpa di Massa. Dal canto suo l’inglese in partenza ha commesso l’errore di volere troppo: allo spegnimento dei semafori lo scatto di Kimi Raikkonen è stato bruciante, ma Hamilton ha detto di no, si è accodato alla Ferrari e ha provato a infilarla all’interno finendo molto lungo in frenata. Questa manovra è costata posizioni sia allo stesso Hamilton che all’incolpevole Raikkonen, potenziale vincitore della gara senza questo inconveniente.
Questo disperato quanto inutile tentativo di sorpasso sul finlandese è costato ad Hamilton anche un drive through, visto che il pilota McLaren ha praticamente costretto Raikkonen ad andare fuori pista insieme a lui. Ma, prima ancora del drive through e poco dopo questo incidente alla prima curva, c’è stato lo scontro ravvicinato tra lo stesso Hamilton e Felipe Massa, che ha cercato di superare il rivale in curva, all’interno e con oltre mezza macchina sul cordolo, giungendo al contatto e al testacoda della McLaren, che per girarsi nella direzione giusta ha poi dovuto attendere il passaggio di tutte le altre vetture. I commissari, per questo episodio, hanno dato un drive through anche a Massa. Da queste circostanze è nata la difficile gara dei contendenti al titolo, con la possibilità per Alonso e Kubica di lottare sin dall’inizio per un insperato quanto inatteso successo.
Da inizio gran premio in poi la rimonta di Hamilton e Massa è stata comunque bella e potente. Entrambi hanno dimostrato determinazione e maturità, doti che fino a un po’ di tempo fa mancavano proprio a Felipe, che adesso guida più da leader e cerca di recuperare lì dove in passato più facilmente si arrendeva (Singapore a parte, ma quella è stata un’altra gara…). A prendersi il primo posto nel paese del Sol Levante è stato quindi Fernando Alonso, che ha ottenuto la sua seconda vittoria (consecutiva) nella stagione in corso. La Renault ha decisamente subìto un vero cambiamento in positivo: non è macchina da lotta per il mondiale, certo, ma ha ritrovato un po’ di quello smalto perso per strada dopo la partenza di Fernando per la McLaren, a fine 2006. Anche il quarto posto di Piquet, infatti, la dice piuttosto lunga sul nuovo potenziale della monoposto francese. Una piccola spia, invece, si accende in casa McLaren: dopo tantissimo tempo senza rotture o guasti c’è stata la battuta d’arresto per Kovalainen. Non è allarme motori, per carità, ma è un segno che non aiuta affatto di qui alla fine del campionato. Perché si rischia di correre con il fantasma delle rotture, anche se Hamilton ha di che stare tranquillo per due motivi: innanzitutto ha il jolly del cambio motore ancora a disposizione, non avendolo finora “giocato” in nessuna occasione; inoltre il guasto dell’altra McLaren potrebbe essere stato solo un caso isolato in un contesto di generale affidabilità.
Comunque vada, sarà un bel duello. Come già detto all’inizio sia Massa che Hamilton si sono comportati da piccoli grandi gladiatori. Irriverente ed esagerato, ma grintoso e spettacolare, Lewis ha mostrato ancora una volta le sue innate doti di guida. E lo stesso ha fatto Felipe, che ha avuto una tendenza al sorpasso nuovamente maggiore rispetto al suo compagno di squadra. Soprattutto quando ha rischiato la gara con quel sorpasso assurdo, intricato e coraggioso con Webber da un lato e il muretto dall’altro, quando dall’altra parte c’era tantissimo spazio per sorpassare all’esterno agevolmente. Manovra azzardata, che però ha pagato, dando al brasiliano un semplice punticino, comunque potenzialmente determinante (basti guardare la classifica finale della scorsa stagione…). Una notizia più recente riguarda il contatto tra lo stesso Massa e Bourdais, sul finire della corsa. Si sapeva già dalla gara che i commissari avrebbero ulteriormente investigato anche su questo fatto. La decisione è giunta ampiamente dopo il traguardo: il francese è stato penalizzato con 25 secondi da aggiungere al tempo finale, con il sorpasso virtuale di Felipe, che avanza fino al settimo posto. Non un punto, quindi, ma due: il distacco da Hamilton è di “soli” cinque punti. Odioso dirlo, ma non se ne può proprio fare a meno: se non si fosse rotto il motore in Ungheria e non ci fosse stato l’assurdo guaio nei box di Singapore Massa non avrebbe lasciato per strada venti punti che definire pesanti risulterebbe un eufemismo. Con quelle meritate vittorie il mondiale, adesso, sarebbe nelle sue mani. E a questo punto sarebbe bastato fare una passeggiata in pista domenica prossima per diventare campione del mondo. Adesso non c’è più tempo per i “se” (e neanche per i “ma”), rimane solo l’obbligo totale di vincere tutto quel che si può fino al 2 novembre. Perché tra meno di una settimana Lewis Hamilton potrà giocarsi il primo match point…

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