01/11/2008 Tempo di lettura: 4 minuti
Colore, tifo puro, manifestazione di gioia ed energia: questa è la celebre “torcida” brasiliana. E’ uno dei motivi, quasi teorici più che pratici, per cui Felipe Massa a San Paolo può giocare con determinazione e un bel pizzico di speranza le sue carte per il titolo. Domani potrebbe anche esserci pioggia, ma le probabilità non sembrano rilevanti. Questo fattore ed eventuali quanto insperati imprevisti potrebbero essere le uniche condizioni in grado di fermare la Ferrari, che comunque chiuderà questo campionato con un finale sicuramente all’altezza delle aspettative.
Nel Q3 Felipe firma una pole position di forza, quasi violenta, da campione. Lewis Hamilton, invece, dopo aver mostrato un barlume di competitività, gioca in difesa e ottiene il quarto tempo finale. Un macigno e un sollievo al tempo stesso: da un lato la condizione che la Ferrari sperava di raggiungere, dall’altro la consapevolezza di potercela tranquillamente fare anche dalla seconda fila. Sì, i fantasmi dell’anno scorso forse non esistono più, ma la paura che questo risultato possa peggiorare domani in gara è un pensiero che appare e sparisce quasi ciclicamente. Merito di Trulli, che ha strappato un ottimo secondo posto in griglia. Merito di Raikkonen, che sembra meno spento di prima e più attivo nel fare gioco di squadra.
L’obiettivo McLaren, inutile dirlo, era un’intera prima fila. Per poter stare sereni. Per avere sicurezze fondamentali nell’arco di una gara comunque difficile. Invece no, a far centro è stata proprio la Ferrari. A tirar fuori gli artigli del leone è stato proprio Massa, felice protagonista di un ballo scatenato di velocità. E’ la terza pole consecutiva qui in Brasile, nella sua patria. Nel 2006 vinse alla grande, con quella tuta dipinta da bandiera brasiliana, ricordando Senna e trionfando per la prima volta in casa. Nel 2007 poteva tranquillamente essere ancora primo, ma per ovvie ragioni fu Raikkonen a passare prima di lui sotto la bandiera a scacchi. Quest’anno, comunque vadano le cose, Felipe ha di che essere soddisfatto. Perché questo mondiale, consentitecelo, se lo meriterebbe tutto. I punti di Budapest e di Singapore, persi “drammaticamente” per colpe non sue, sono la prova invisibile del successo finale, della superiorità (con scarti comunque minimi) nei confronti di Lewis Hamilton, quest’anno più “ragioniere”, più calcolatore, più maturo. Comunque vada domani alle 18 partirà l’ultimo gran premio della stagione, l’ultima gara con le gomme scanalate e con quest’aerodinamica esasperata, l’ultimo appuntamento per David Coulthard e forse anche per Rubens Barrichello, veterani con qualche capello bianco e mezzo migliaio di gare in Formula Uno complessive. Sì, comunque vada sarà un bel finale di stagione, la chiusura di un’era e la consacrazione del trentesimo uomo nella storia di questa categoria a conquistare il titolo di campione del mondo…

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