C'erano una volta i piloti italiani. Qualcuno potrebbe pensare: - Ecco il solito pezzo nostalgico -. Invece no; cioè, forse solo un po', perché abbiamo avuto sia i veterani che le meteore, fino a una ventina di anni fa. Poi abbiamo cominciato ad assistere alla rarefazione dei nomi "tricolore" in Formula Uno, fino al commiato obbligato di Antonio Giovinazzi, che aveva disputato un 2021 decoroso in Alfa Romeo, già Sauber, al termine del quale gli fu annunciato che il suo volante sarebbe finito tra i guanti di Zhou Guanyu.
Da quella vicenda, perché il pilota di Martina Franca ha poi mostrato il suo valore indiscutibile con la Ferrari nel Mondiale Endurance, potremmo procedere a ritroso per ricordare quando l'Italia in Formula Uno diceva la sua, in decenni in cui non era pensabile la massima competizione a ruote scoperte senza due o tre italiani.
Togliendo i nomi leggendari di Nino Farina e Alberto Ascari, entrambi Campioni del Mondo, e tutta una generazione che annovera tra gli altri i Taruffi, Musso e Villoresi negli Anni Cinquanta, poi i vari Bandini, Scarfiotti, Vaccarella nei Sessanta, così come i Merzario, Giunti, De Adamich, Andretti, Brambilla nei settanta, quando gareggiò anche Lella Lombardi; dagli Anni Ottanta in poi abbiamo avuto "figurine" indelebili. Proviamo a ricordare i più importanti.
Riccardo Patrese il titolo mondiale non l’hai mai vinto, ma ha ottenuto comunque 6 successi nei Gran Premio di Formula Uno in una carriera che è durata ben 16 anni, e che ha visto Patrese guidare per Shadow, Arrows, Brabham, Alfa Romeo, Williams e Benetton.
Riccardo Patrese in totale ha disputato 257 Gran Premi, con 37 podi, e di lui si ricorda in particolare la vittoria ottenuta al rocambolesco Gran Premio di Montecarlo del 1982, quando in una giornata di pioggia fitta e scarsa visibilità, assistemmo al ritiro di tantissimi piloti, con il solo Patrese in grado di completare le 77 tornate del circuito.
Pilota indimenticabile per tutti i ferraristi, ma non solo. Alboreto se n’è andato troppo presto, a soli 45 anni il 25 aprile 2001 mentre era in pista a provare un’Audi R8Sport in preparazione alla 24 Ore di Le Mans.
L'indimenticabile Michele Alboreto ha corso per Tyrrell, Ferrari, Larrousse, Arrows, Footwork, Scuderia Italia e Minardi, e ha vinto 5 Gran Premi in carriera (Belgio, Canada, Germania, Las Vegas e quello degli Stati Uniti).
Andrea De Cesaris e Bruno Giacomelli li abbiamo già raccontati sul nostro sito, soprattutto per essere stati i volti che hanno accompagnato quello che fu il ritorno dell'Alfa Romeo in Formula Uno in quella stessa decade; allo stesso modo "monografico" abbiamo ricordato il compianto Elio De Angelis.
Altro "volante" italiano che nessuno ha mai dimenticato, il romano Giancarlo Fisichella ha corso in carriera in Formula Uno per Minardi, Jordan, Benetton, Sauber, Renault, Force India, e nel 2009 anche per la Ferrari. In carriera ha vinto 3 Gran Premi (Brasile nel 2003, Australia nel 2005 e Malesia nel 2006).
L'abruzzese Jarno Trulli, ha gareggiato tra il 1997 e il 2011 per Minardi, Prost, Jordan, Renault, Toyota e Lotus, ma il Gran Premio vinto nel 2004 a Montecarlo a bordo della Renault ce lo ricordiamo ancora oggi, perché è l’unico suo alloro in Formula Uno, ma all'epoca una vittoria da outsider come quella aveva un peso specifico molto più elevato rispetto a oggi.
Quanti dei nostri lettori, poi, ricordano, in ordine sparso, i vari Mauro Baldi, Teo e Corrado Fabi, Pierluigi Martini, Piercarlo Ghinzani, Ivan Capelli (anche in Ferrari), Gabriele Tarquini, Emanuele Pirro, lo sfortunatissimo Riccardo Paletti...poi Gianni Morbidelli, Luca Badoer, Vincenzo Sospiri, Massimiliano Papis. E ancora Giorgio Pantano, Vitantonio Liuzzi, Matteo Bobbi che oggi apprezziamo in altra veste.
Beh, sì, a pensarci bene un po' di nostalgia ci è venuta. Normale no? Aspettando Kimi Antonelli come apripista per il futuro.
Ora che ci pensiamo bene, questo articolo sappiamo a chi dedicarlo: a uno che ci ha resi orgogliosi anche molto tempo dopo essere uscito dall'abitacolo, quando gli ci è voluto molto più coraggio di prima, molte più motivazioni. Queste righe sono per Alex Zanardi, che dovrebbe venirci in mente ogni volta che ci occorre un esempio da seguire.
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