Tutto ebbe inizio quel giorno, nell’aria ancora umida di un’Inghilterra che si leccava le ferite della guerra, tra le curve di Silverstone. Una pista tracciata in un vecchio aeroporto militare e il sogno di un campionato mondiale che potesse unire ed emozionare.
A sventolare la prima bandiera a scacchi non fu un semplice ufficiale di gara, ma una giovane donna destinata a diventare leggenda: Elisabetta II, allora principessa. Fu lei a chiudere la prima pagina del libro più appassionante mai scritto su quattro ruote. La Formula 1 nasceva in quel preciso istante, e con lei un legame invisibile, fortissimo, tra i motori e il cuore delle persone.
Da allora è passata una vita. Anzi, ne sono passate tante.
Ci siamo innamorati dei campioni, delle loro gesta eroiche e dei loro errori umani. Abbiamo visto Senna sfidare Dio e Schumacher sfidare il tempo. Abbiamo sognato con i sorpassi di Mansell, le magie di Prost, la classe di Lauda. E poi ancora, abbiamo scoperto nuovi volti, nuove mani che stringevano il volante con la stessa fame di sempre. Hamilton, Vettel, Alonso, Verstappen. I nomi cambiano. L’amore resta.

Perché la Formula 1 non è solo velocità, non è solo gloria. È un riflesso di ciò che siamo. È la forza che troviamo nel rialzarci dopo una sconfitta, il brivido che ci scuote quando qualcosa ci appassiona davvero, il silenzio carico di tensione prima della partenza, l’urlo liberatorio al traguardo. È quel momento in cui tutto il mondo si ferma e nell'aria riecheggia un rombo ci fa sentire vivi.
Sono passate intere generazioni. Da quelle che ricordano il tabacco sulle livree e il rischio come compagno di viaggio, a quelle che hanno scoperto la Formula 1 nei videogiochi o nei documentari in streaming. Ma tutte, indistintamente, sono legate da un filo che brucia: la passione. Quella vera. Quella che non sai spiegare, ma che senti dentro ogni volta che una monoposto sfreccia sotto il sole o nel nero della notte, con il fondo che fa scintille mentre accarezza l’asfalto.

Ci sono stati giorni difficili. Giorni in cui il paddock ha pianto, si è stretto in silenzio, ha chiesto “perché?”. Eppure non ha mai smesso di guardare avanti. Perché chi ama la Formula 1 sa che ogni curva può nascondere dolore, ma anche redenzione. Sa che la corsa continua, sempre.
Oggi la Formula 1 compie 75 anni. Un traguardo, sì. Ma anche un punto di ripartenza. Perché il bello di questo sport è che non si ferma mai. Continua a reinventarsi, a spingere i limiti, a scrivere capitoli nuovi con la stessa intensità di quelli passati.
E noi? Noi siamo sempre qui. Con il fiato sospeso, il cuore che batte, lo sguardo fisso sulla griglia di partenza.
Quindi buon compleanno, Formula 1. Grazie per averci fatto innamorare, per averci fatto lottare, per averci fatto sentire parte di qualcosa di eterno. E soprattutto, grazie per quella scintilla che, 75 anni dopo, continua ancora ad accendersi. Sempre più forte. Sempre più veloce. Sempre Formula 1.
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