Flavio Briatore torna sotto i riflettori della Formula 1, ma con una posizione ambigua. Mentre Alpine affronta una crisi interna, il 75enne italiano è diventato il punto di riferimento del team, pur senza essere ufficialmente il team principal, un dipendente o un titolare di licenza FIA.
Il britannico Oliver Oakes ha lasciato la sua posizione di team principal il 6 maggio per motivi personali, lasciando Alpine senza una guida chiara. La casa madre Renault ha affidato a Briatore molte delle sue responsabilità, ma non può essere riconosciuto come il capo ufficiale, poiché non è registrato come membro del personale FIA. In assenza di un nuovo team principal, il ruolo di persona responsabile è stato assegnato al direttore di gara Dave Greenwood, con una lunga esperienza nel mondo della F1, avendo lavorato per Ferrari, Manor e Renault.
La nomina di Briatore è stata controversa, considerando il suo passato da vincente ma anche il coinvolgimento nel famigerato "crash-gate" del 2008, quando Nelson Piquet Jr. si schiantò deliberatamente per favorire Fernando Alonso. Questo scandalo portò la FIA a bandire Briatore a tempo indeterminato, una decisione poi annullata da un tribunale francese nel 2010.
La sua personalità é sempre stata forte confermata dalle dichiarazioni che ha fatto nel corso degli anni. Basti pensare quanto successo all'interno di Alpine nelle ultime settimane ovvero la sostituzione di Jack Doohan come pilota e la promozione di Colapinto. Come pilota di F1 é normale essere chiamato alla prestazione e come detto dallo stesso Briatore "gestire la pressione", ma é anche vero che sono piloti esordienti che hanno bisogno di tempo per adattarsi. Tempo che Briatore non ha concesso.
Nonostante la sua posizione non ufficiale, Briatore rimane il leader de facto di Alpine F1. Il suo legame con il CEO Luca de Meo gli garantisce un ruolo chiave nel futuro del team. Ma questa soluzione sarà sufficiente per riportare Alpine al successo o si rivelerà un altro capitolo turbolento nella storia della scuderia?
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