Alpine senza pace: tra prestazioni altalenanti e un'altra scossa ai vertici
17/06/2025 07:15:00 Tempo di lettura: 5 minuti

Nel fine settimana del GP del Canada, mentre in pista Alpine incassava l’ennesimo risultato deludente – un tredicesimo posto con Colapinto e un quindicesimo posto con Pierre Gasly – è arrivata la conferma di una notizia che potrebbe avere conseguenze ben più profonde del cronometro: il CEO del Gruppo Renault, Luca de Meo, lascerà l’incarico il prossimo 15 luglio.

Una decisione già annunciata ma che ha colto di sorpresa molti nel paddock, soprattutto in un momento in cui la scuderia francese sembra ancora alla ricerca di una direzione stabile. De Meo, che in questi anni ha fortemente voluto il rilancio del marchio Alpine anche in Formula 1, ha motivato così la propria scelta:

“Arriva un momento, nella vita, in cui si capisce che il proprio compito è finito. Oggi i risultati parlano da soli: sono i migliori della nostra storia. Abbiamo una squadra forte e un'organizzazione agile. Abbiamo anche un piano strategico pronto per la prossima generazione. È per questo che ho deciso di passare il testimone. Lascio un'azienda trasformata, pronta per il futuro, per applicare la mia esperienza in altri settori e intraprendere nuove avventure.”

Gasly: “Serve stabilità, dobbiamo restare uniti”

Interpellato a caldo dopo il GP, Pierre Gasly ha espresso la propria vicinanza all’ormai ex CEO:

“Prima di tutto, penso di dover avere tutte le informazioni. Ho un ottimo rapporto con Luca, è stato lui a volermi nel team e lo considero una persona molto ispiratrice. La mia prima reazione è che sono molto triste per la sua partenza.”

Ma il pilota francese prova anche a guardare oltre:

“Sono sicuro che avrà buone ragioni. Anche se al momento non va tutto per il meglio, ci sono ancora molti segnali positivi in fabbrica. Per me è importante mantenere questo slancio verso il 2026, perché lo scenario e le prestazioni potrebbero cambiare molto. Dobbiamo tenerlo presente.”

Gasly non nega che questa ennesima scossa potrebbe avere ripercussioni interne:

“Devo sedermi con la dirigenza e capire cosa significa per il team. Ma alla fine, tutti abbiamo un compito da svolgere, e dobbiamo farlo al meglio. Sicuramente voglio parlarne con tutti.”

“Capisco chi dice che è difficile concentrarsi con tutti questi cambiamenti fuori dalla pista, è umano. Ma è proprio in questi momenti che dobbiamo restare uniti, affidarci gli uni agli altri e credere nel lungo termine.”

Un futuro instabile tra panchine bollenti e giovani già in bilico

Le parole di Gasly sembrano sincere, ma anche cariche di preoccupazione. D’altra parte, la cronaca recente racconta di una Alpine che ha cambiato tre team principal in poco più di un anno, con l’arrivo fugace di Oliver Oakes e il ritorno – ora atteso – di Steve Nielsen. A questo si somma la presenza, ingombrante e discussa, di Flavio Briatore come executive advisor.

In mezzo a questo clima incerto, si inserisce anche il futuro dei giovani piloti. Dopo l’allontanamento di Jack Doohan, il posto è stato preso da Franco Colapinto, ma anche il suo nome è già in discussione. Una strategia che somiglia più a un casting continuo che a un vero programma di crescita, in contrasto con l’approccio strutturato di altri team.

L’impressione è che Alpine viva in un eterno stato di transizione, tra promesse, riorganizzazioni e rivoluzioni dirigenziali. Non manca il talento, né le risorse – ma manca una visione a lungo termine salda e condivisa. E in Formula 1, la continuità è spesso più importante dell’improvvisazione. Se davvero il 2026 sarà una nuova era per la categoria, Alpine dovrà farsi trovare pronta: non con slogan o rimpasti, ma con un’identità tecnica e sportiva chiara. E il tempo per costruirla non è infinito.


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