Un altro team in Formula 1? Sì, forse. E potrebbe arrivare dalla Cina. Lo ha dichiarato apertamente Mohammed Ben Sulayem, presidente della FIA, che si è detto disponibile a valutare una nuova Expression of Interest per portare in griglia una dodicesima squadra, proprio mentre ci prepariamo ad accogliere nel 2026 l’ingresso di Cadillac–Andretti come undicesimo team ufficiale.
Una proposta che, sulla carta, ha tutto il sapore dell'espansione globale tanto cara alla Formula 1 moderna: nuovi mercati, nuove opportunità economiche, nuovi spettatori. E la Cina, con il suo peso economico e il crescente interesse per il motorsport, rappresenta un’occasione che difficilmente Liberty Media e FOM si lasceranno sfuggire.
Ben Sulayem lo dice chiaramente: “Se ci sarà una squadra cinese, e FOM l’approverà – e sono sicuro che lo farà – non sarebbe forse un affare redditizio? Io credo di sì.”
Ma a questo punto, prima di domandarci chi sarà il dodicesimo team, bisognerebbe forse chiederci: ha davvero senso, oggi, continuare ad allargare la griglia? Perché se è vero che lo sport è in costante espansione commerciale, è altrettanto evidente che qualcosa, sul fronte dell’entusiasmo e del coinvolgimento, si sta incrinando.
I dati parlano chiaro: il pubblico televisivo italiano ha abbandonato la Formula 1. Negli anni d’oro di Schumacher, le gare superavano i 13 milioni di spettatori a evento. Oggi, con la media che fatica a superare i 2,4 milioni, il confronto è impietoso. La svolta pay per view – introdotta nel 2013 – ha segnato una frattura netta, rendendo sempre più difficile accedere alle dirette, specialmente per i più giovani o per chi non può permettersi abbonamenti specifici.
E mentre si moltiplicano i circuiti in Medio Oriente o negli Stati Uniti, mentre si progettano nuovi ingressi di team e si inseguono nuove fasce di pubblico, il rischio è di perdere per strada chi la Formula 1 l’ha sempre amata. Lo stesso Ben Sulayem ammette: “I piloti mi dicono: per favore, non aggiungete altre gare.” Un segnale di stanchezza che non riguarda solo il calendario, ma forse un intero modo di concepire lo sport.
La verità è che l’idea di aggiungere un dodicesimo team – magari cinese – è affascinante, ma non può essere un’operazione solo economica. Serve una squadra competitiva, che porti qualcosa di nuovo, che arricchisca davvero lo spettacolo. Non basta riempire la griglia: bisogna farlo con criterio. “Non vogliamo disturbare gli altri team, ma deve valerne la pena. Non solo per l’ingresso economico, ma per la sostenibilità a lungo termine del campionato stesso”, ha sottolineato il presidente FIA.
Il nodo è tutto qui. La Formula 1 può continuare ad allargarsi, a globalizzarsi, a moltiplicare le partnership con grandi brand come Disney o Lego, a costruire GP in circuiti scintillanti nel deserto, ma prima dovrebbe chiedersi perché il pubblico – specie in Europa – sta perdendo interesse.
La risposta, forse, è più semplice di quanto sembri: troppe gare, troppi vincoli, troppa attenzione al business e poca alla passione. Prima di nuovi team, prima di nuove piste, prima di nuovi partner, servirebbe ritrovare il cuore dello spettacolo. Quello che faceva restare svegli la notte per vedere un sorpasso, quello che faceva emozionare un Paese intero, che ne parlava nei bar, con il vicino, esponendo le bandiere sui balconi.
Il dodicesimo team potrà arrivare, forse sarà cinese, magari competitivo. Ma il vero problema, oggi, non è chi entra, ma chi sta uscendo: i tifosi. E riportarli dentro dovrebbe essere la vera priorità.
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