Il nome del presidente della Ferrari John Elkann torna in copertina su tutte le testate nazionali, ma non per vicende legate al Motorsport, piuttosto nelle pagine delle cronache giudiziarie. Secondo quanto riportato dai principali quotidiani, il presidente di Stellantis e di Ferrari ha accettato di svolgere fino ad un anno di servizi sociali con la formula della "messa alla prova" (ovvero sarà il giudice a stabilire se ratificarla ed estinguere il reato) e di pagare, insieme ai fratelli Lapo e Ginevra, la somma di 183 milioni di euro per chiudere una lunga e complessa disputa fiscale legata all’eredità della nonna Marella Caracciolo, scomparsa nel 2019.
La decisione mette probabilmente fine a un’indagine per presunta frode fiscale che vedeva coinvolto Elkann in relazione al patrimonio stimato dalle autorità italiane in circa 800 milioni di euro. La procura di Torino ha dato parere favorevole all’accordo, che ora dovrà essere ratificato da un giudice. In Italia, un’intesa di questo tipo non equivale a un’ammissione di colpa, come ha sottolineato anche il legale della famiglia, Paolo Siniscalchi: “Le decisioni della procura sono un’opportunità per portare questa dolorosa vicenda a una rapida e definitiva conclusione”.
Per Elkann, figura chiave della famiglia Agnelli e presidente di Ferrari, la vicenda non si riflette direttamente sulla gestione della scuderia di Maranello. Tuttavia, il suo ruolo apicale nella governance resta un fattore cruciale, perché da anni rappresenta il collegamento tra la famiglia e le sorti del Cavallino Rampante, in una fase in cui la Formula 1 richiede stabilità politica e finanziaria ai massimi livelli.
La complessa disputa ereditaria ha diviso profondamente una delle famiglie più influenti d'Italia. La madre di John, Margherita Agnelli, è tuttora impegnata in un procedimento civile contro i tre figli maggiori per cercare di rimettere in discussione gli accordi firmati nel 2004 dopo la morte di Gianni Agnelli, simbolo dell’Italia del dopoguerra e della crescita industriale, che resta sullo sfondo come figura capace ancora oggi di generare conflitti e battaglie legali a distanza di vent’anni dalla sua scomparsa.
Il pagamento e l’accordo con i magistrati dovrebbero chiudere definitivamente la parte fiscale e penale della vicenda, ma non le lacerazioni interne a una dinastia che continua a dividersi tra ricorsi e controricorsi. Per il presidente Ferrari si dovrebbe aprire ora una fase diversa, che lo vedrà impegnato in attività sociali ancora da definire: potrebbe trattarsi di un centro per anziani, di un’associazione per il recupero di tossicodipendenti o di altre strutture con funzione di supporto comunitario.
Gli avvenimenti non dovrebbero avere alcun impatto diretto sul suo ruolo di riferimento in Ferrari, ma in un momento di incertezza gestionale in cui la scuderia avrebbe bisogno di solidità ai vertici e di un’immagine limpida per affrontare le sfide sportive e commerciali dei prossimi anni, questi fatti giudiziari non sono passati inosservati a livello internazionale e già rimbalzati sulle principali testate.
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