Sebastian Vettel infrange i numeri e chiude questa stagione ancora una volta davanti. Non ce n’è stato per nessuno dei suoi rivali, annichiliti di nuovo dalla perfezione della coppia RB9/Vettel. Una coppia che fa davvero paura, che ha eguagliato il duo F2004/Schumacher nel numero di vittorie per stagione e nella modalità “facile”, spontanea, di dominare la scena. La Red Bull è al top della sua forma, veloce ovunque e inavvicinabile se non, in modo illusorio e sporadico, nelle prove libere. Il quattro volte campione si è ormai adattato da tempo a questa modalità di guida e ha imparato presto a sfruttare al meglio le doti della sua vettura, mostrando una costanza spaventosa e addirittura inedita, nonostante il dominio mostrato anche in passato (specie nel 2011). Il podio di San Paolo è un po’ il simbolo dell’andamento di questo campionato: la Red Bull invincibile (anche col suo secondo pilota, magistrale in chiusura di stagione) e Fernando Alonso l’unico tra gli “umani” ad averla avvicinata più degli altri (anche se con oltre 150 punti di distacco da Vettel!).
L’ultima gara dei V8 aspirati la ricorderemo anche per il suo avvio scintillante, eccitante. Già al secondo giro il doppio sorpasso subito dalle Mercedes ad opera di Vettel e Alonso ha iniziato a regalarci le emozioni che ci erano mancate ad esempio ad Austin. Non sono mancati però i piccoli grandi colpi di scena che spesso hanno caratterizzato le edizioni di Interlagos. Primo tra tutti il penalty dato proprio a Felipe Massa, per certi versi molto discutibile e poco accettabile: la linea di ingresso pit-lane non doveva essere oltrepassata con tutte e quattro le ruote ma si è trattato di un’infrazione generale. Molti piloti hanno compiuto lo stesso banale errore di Massa ma non sono stati puniti. La manovra, inoltre, non permetteva di trarre vantaggio sugli avversari. Il collegio che ha deciso per il drive through del brasiliano, quindi, o ha adottato l’atteggiamento “due pesi, due misure” oppure ha dimostrato di non essere stato per niente attento a tutti i particolari della gara. Un comportamento ormai scontato della Federazione, che cade sempre più nel ridicolo e ha confermato ulteriormente la propria ottusa cecità andando a punire anche Lewis Hamilton per un contatto in gara che non aveva nulla di intenzionale o di scorretto.
Fernando Alonso ha chiuso il suo campionato nel modo migliore possibile. Energico, mai arrendevole, aggressivo e spettacolare, ha condotto una gara fantastica compensando i sempre più evidenti limiti della sua F138, che nonostante tutto ha avuto un lieve miglioramento nell’ultimo appuntamento. Testimonianza ne è stata anche la gara di Massa, rovinata da quell’inutile penalità. Felipe, infatti, avrebbe potuto concludere anche in quarta posizione alle spalle di Fernando. Lo spagnolo è tornato sul podio dopo un lungo periodo lontano dai gradini: l’ultimo fu a Singapore, quando arrivò secondo alle spalle del solito Vettel. Una chiusura bella per lui, piena di speranza per un 2014 pieno di interrogativi (dato l’epocale cambiamento cui si andrà incontro).
E’ stata anche la gara degli addii, come dicevamo. Felipe Massa, dopo otto stagioni in rosso, lascia il Cavallino forse con qualche grande rimpianto (come dimenticare proprio San Paolo 2008?), conscio che una fase della sua carriera è andata via per sempre. Ci abbandoneranno, come più volte abbiamo scritto, i motori V8, che in Brasile hanno cantato in coro la loro ultima stupenda sinfonia. E lascerà la Formula 1 anche Mark Webber, che ha sempre trascinato tutti con la sua simpatia e la sua spontaneità. Sfortunato come tanti altri piloti di F1 nell’aver trovato un compagno troppo forte (per lui e per tutti), spesso schiacciato da questa differenza e dalle spudorate preferenze manifestate dal suo team verso Sebastian, l’australiano ha chiuso la sua carriera in F1 alla soglia dei quarant’anni per migrare verso i prototipi endurance con la Porsche, una nuova grande sfida in cui gli auguriamo di riuscire a ottenere il meglio (e siamo certi che riuscirà nell’impresa). Abbandona quindi la scena uno dei piloti più esperti tra gli attuali partecipanti al mondiale: Webber esordì nel lontano 2002 con la Minardi a Melbourne e già nella gara di casa chiude finendo a punti (quando non c’era l’inflazione di punteggio attuale ma andare a punti era difficile per davvero, visto che l’ultimo a prenderli era il sesto al traguardo…). Venne poi il biennio alla Jaguar, seguito dal biennio alla Williams, con l’ultima tappa poi in Red Bull, dove Mark corre dal lontano 2007 ed è così il pilota più longevo nel team. Le emozioni che ci ha dato a Interlagos hanno superato anche gli abituali testacoda di fine gara di Vettel e quelli di Massa davanti al suo pubblico: quel casco tolto negli ultimi chilometri, nel giro d’onore, con il vento in faccia, non ce lo dimenticheremo mai. Un gesto di libertà, un’uscita totale dagli schemi, una monoposto condotta da un pilota a volto scoperto, “nudo” nei suoi ultimi metri prima del ritiro in diretta mondiale. Emozioni vere, di cui questo sport non smetterà mai di aver bisogno. Grazie Mark.