È stata la gara dei colpi di scena, il Gran Premio di Germania di Formula 1 edizione 2001: sin dalla partenza momenti particolari, che si sarebbero potuti trasformare in drammatici fatti di cronaca nera. Al via delle 14:00, subito dopo l’usuale giro di ricognizione, tutte le vetture sono partite, chi più velocemente, chi meno, ottenendo risultati differenti; Michael Schumacher ha avuto problemi con l’inserimento delle marce, restando molto lento sul rettifilo di partenza. Burti non lo ha visto ed è letteralmente salito sul posteriore del tedesco, dandogli una brutale spinta in avanti (Luciano stava avanzando progressivamente a velocità sempre maggiore, a differenza di Michael) e decollando con la sua Prost. La monoposto blu è partita verso l’alto, si è girata e rigirata più volte nell’aria, è atterrata, ha fatto altre raccapriccianti “piroette” e poi ha impattato sulle barriere, ma non a velocità molto elevata. L’incidente è stato a dir poco pauroso, ma Burti ne è uscito indenne. Proprio per tale motivo io darei un dieci pieno alla sicurezza che tali vetture hanno raggiunto.
Ciò non bastasse, una ruota della Prost di Luciano, durante il suo carambolarsi sul tracciato, si è staccata, finendo perpendicolarmente su una Arrows, quella di Bernoldi, a mezzo metro dal casco del pilota, e quindi a mezzo metro dalla testa. Non osiamo immaginare cosa sarebbe accaduto se la gomma avesse colpito in pieno il capo del pilota. Le conseguenze sarebbero state sicuramente fatali per Enrique. Del resto, considerate che una copertura, completa di cerchione, pesa sui dieci chili. Moltiplicate questi dieci chili per la velocità della ruota, e ponete il tutto sulla testa di un essere umano. Fortunatamente non è accaduto nulla, ma, ovviamente, Burti ne è rimasto scosso.
Inizialmente ci sono state le bandiere gialle, poi la Safety Car, poi le bandiere rosse. Michael Schumacher stava camminando sconsolato nella pit-lane quando, essendosi accorto della gara fermata, si è messo a correre come un matto per raggiungere i box e saltare sull’altra vettura, il muletto. Poco prima della partenza si è vista anche una scena preoccupante: un’ambulanza sostava di fronte ai box Jaguar. Sono tornate alla mente le tragiche immagini di Monza 2000 e Melbourne 2001. Cosa pensare? Per fortuna si trattava di un meccanico della scuderia del Giaguaro accidentalmente colpito da un detrito, che lo aveva leggermente ferito. Un altro pericolo scongiurato, un altro sospiro di sollievo per tutti.
Sicuramente il detrito proveniva dal terribile impatto del campione del mondo con Luciano; infatti, la gara è stata fermata con le bandiere rosse proprio perché sul rettifilo di partenza era pieno di detriti, numerosissimi e di dimensioni a volte eccessive, tanto che le vetture, quando ci sono passate dietro la Safety Car, hanno rallentato moltissimo. Sicuramente avranno toccato i 60 o 70 km/h.
A causa di una serie di ritiri, la vittoria è andata a Ralf Schumacher, che ha raggiunto quota tre in carriera, nel 2001 e con la Williams BMW. Davvero un grandissimo risultato per il tedesco, ormai in grado di vincere quasi con facilità. C’è da dire che i tracciati veloci sono ciò che più si addice alla Williams, che non fa le stesse grandi cose sui circuiti lenti.
Barrichello ha ottenuto un secondo posto eccezionale, in quanto ha condotto una stupenda gara d’attacco: a suon di sorpassi le ha suonate più e più volte di santa ragione alle McLaren. Oggi Rubens è sembrato tornare quello di un tempo, quello che ha vinto l’anno scorso sullo stesso tracciato di oggi, a Hockenheim. Uscendo di scena quattro vetture dei top team, i primi sei posti sono stati conquistati anche dagli outsider.
Villeneuve ha conseguito un terzo splendido posto, che non può che far bene alla BAR (effetto della recente riconferma?). Quarto, udite udite, il nostro Giancarlo Fisichella, che ha portato a punti una Benetton disastrata. Il romano è stato davvero bravo ed ha ottenuto un risultato che farà bene alla sua fiducia e a quella del team. Inoltre, a parer mio, questo quarto posto vale quanto una vittoria. Quinto, udite udite nuovamente, Jenson Button: la scuderia anglo-trevigiana ha davvero meravigliato oggi. Sesto un altrettanto bravo Jean Alesi, ormai dato per immediato partente alla Jordan, dove potrebbe correre sin dal Gran Premio d’Ungheria.
E gli altri grandi protagonisti? Coulthard si è ritirato per un cedimento del motore Mercedes; Michael Schumacher ha avuto problemi alla vettura, probabilmente con l’elettronica, cioè con qualche centralina. Hakkinen è stato nuovamente accompagnato dalla sfortuna più assurda: la monoposto lo ha lasciato a piedi per l’ennesima volta. Montoya è stato il migliore oggi. Non se n’è parlato all’inizio, ma è mio intento lodarlo alla fine e concludere il mio commento con delle pienissime congratulazioni nei suoi confronti: è partito benissimo, ha compiuto record su record sin dall’inizio della gara, ha accumulato secondi su secondi di vantaggio sul compagno di scuderia Ralf Schumacher, inizialmente secondo; ha gareggiato con una precisione e con una costanza di rendimento impareggiabili… Più di questo un pilota non può fare.
Ma la maledettissima sfortuna gli ha tolto una vittoria che moralmente è sua: prima problemi ai box con un bocchettone dispettoso, poi il ritiro per cedimento del propulsore BMW P80, il quale, comunque siano andate le cose, le ha suonate in modo deciso al Mercedes. Tra l’altro, lo ha fatto in Germania, patria delle due case tedesche, che lì si dividono il mercato automobilistico.
Adesso verranno tre settimane di stop, prima del prossimo Gran Premio, prima dell’Ungheria. Il campionato non è finito, ma la matematica dà sempre più ragione a Michael Schumacher e alla Ferrari: restano ancora 50 punti in palio; ma 37 sono quelli di vantaggio che ha Schumi sul rivale scozzese. Il trionfo è oramai vicino.