Finisce certamente un’era, un vero e proprio periodo storico per la Ferrari. Una Ferrari che sta cambiando, che sta scoprendo orizzonti nuovi, tutti da conoscere. Orizzonti che sono figli degli avvicendamenti visti in questi anni, tra cui quello di Sergio Marchionne, che rappresenta la svolta definitiva nella storia della Ferrari moderna. Luca Cordero di Montezemolo lascia così il suo ruolo, il suo posto, dopo oltre due decenni passati al timone di uno dei più grandi orgogli italiani nel mondo. Divenne presidente nel 1991, tre anni dopo la morte del fondatore Enzo Ferrari, e si ritrovò a dover ricostruire l’azienda sia nell’ambito delle vetture stradali che nell’ambito della Formula 1. Sì, perché in entrambi i settori la Ferrari di quel periodo non brillava particolarmente e i titoli mondiali mancavano da diversi anni. Nel 1993 Montezemolo traghettò in porto l’arrivo di un certo Jean Todt, fino a quel momento impegnato con Peugeot Sport, e nel 1995 si chiuse l’accordo del decennio, l’arrivo di Michael Schumacher alla Ferrari dal 1996. Il resto è storia, nonostante ci siano voluti anni di pathos per rivedere di nuovo la Rossa sul tetto del mondo (e che tetto! Sei titoli Costruttori consecutivi e cinque Piloti solo nell’era di Schumi; poi ci furono i titoli dell’era Raikkonen-Massa…). E anche i risultati a livello commerciale non tardarono ad arrivare grazie alla creazione di modelli straordinari che hanno inaugurato una vera e propria saga di supercar moderne, prestazionali, dai grandissimi contenuti tecnici e dai lineamenti fini e cattivi. Dalla 550 Maranello alla 360 Modena, dalla Enzo alla 599GTB Fiorano, dalla 458 Italia alla rivoluzionaria e sorprendente FF e alla feroce F12, fino alla creazione della LaFerrari, opera ultima di Maranello e orgoglio del presidente uscente.
Come dicevamo in apertura, in questi anni si sono visti avvicendamenti di una certa importanza nello staff del Cavallino: si iniziò anni fa con Aldo Costa, silurato in quanto fondamentalmente ritenuto responsabile di un progetto vettura non efficiente, e il tecnico emiliano, oggi uno degli autori del successone Mercedes, ha certamente vissuto una bella rivincita morale… Poi le valanghe di questo 2014: prima Stefano Domenicali in primavera, poi il recente allontanamento di Luca Marmorini, motorista di esperienza e successo, un po’ un capro espiatorio per la mancata efficienza delle nuove power unit a fronte della maggiore competitività di quelle firmate Mercedes. E adesso è toccato al nome più importante, al capitano di una grande e gloriosa flotta che ad oggi deve certamente ritrovare la luminosa via perduta per ritornare al trionfo. Montezemolo rappresenta una figura molto radicata nell’universo Ferrari non solo per questi ventitré anni di presidenza ma anche per il suo ruolo di direttore sportivo ai tempi di Lauda, nel cuore degli Anni Settanta, quando vinse già allora, giovanissimo, ben tre titoli Costruttori e due titoli Piloti nell’arco di pochi anni. E’ stato certamente “erede” di Enzo Ferrari nel portare l’azienda verso nuovi traguardi e verso un’espansione mai conosciuta prima: il Cavallino è un marchio presente ormai praticamente in tutto il globo, molto forte nei mercati emergenti (vedi Oriente) e sempre più apprezzato in quelli tradizionali, come Europa e America.
Sergio Marchionne, già amministratore delegato di FCA (Fiat Chrysler Automobiles), ricoprirà dunque dal 13 ottobre il ruolo di Montezemolo, diventando così anche presidente della Ferrari, magari ad interim nell’attesa di trovare qualcuno che abbia le doti giuste per assumersi una così grande responsabilità. Tifosi e dipendenti della Ferrari conservano certamente un grande ricordo del presidente uscente, che a Monza era visibilmente emozionato e che ha ricevuto a distanza parole abbastanza pesanti dal suo successore. Marchionne, infatti, ai microfoni dei giornalisti non è stato affatto tenero e ha lanciato quello che ai più è apparso come un vero e proprio fulmine a ciel sereno, condannando il fatto che nonostante i mezzi e, soprattutto, la caratura dei piloti, questa Ferrari in Formula 1 non è più riuscita a cogliere risultati. Probabilmente quest’aria di forte cambiamento era già presente da un po’ e, se vogliamo osare, c’è qualcosa che va oltre i “semplici” risultati sportivi, i quali potrebbero essere banalmente un ottimo pretesto per iniziare un futuro più ampio, più internazionale, o magari più americano: la Ferrari è al momento connotata da una forte identità tricolore, ma appartiene all’universo Fiat, che ha spostato il suo baricentro sull’Atlantico (per via dell’acquisizione della Chrysler e della relativa fusione di prodotti e mercati). La Ferrari è al 90% di proprietà FCA, ne rappresenta la punta di diamante per esclusività e prestazioni e l’arrivo di Sergio Marchionne potrebbe dare una connotazione meno italiana a tutto il mondo del Cavallino. Montezemolo ha sempre difeso non solo la nazionalità del marchio ma anche la sua indipendenza, mantenuta comunque una cinquantina di anni fa quando la famiglia Agnelli iniziò la collaborazione con Enzo Ferrari. Che sia stato questo il reale motivo di un viraggio così brusco nell’azienda? Forse sì. Sono i tempi che cambiano, i numeri che tendono a sopraffare emozioni e tradizioni. E’ il futuro. Un pizzico di nostalgia, però, si fa sentire nel rumoroso silenzio di un capitano che lascia il suo posto a un successore…