Era ora! È vero che lo sapevano pure i muri di tutti i paddock della F1 ma quando manca il crisma dell’ufficialità, la notizia, ancorchè vera, verificata, certa, rimane pur sempre un’indiscrezione. Adesso i9n casa Ferrari si è deciso di squarciare il velo del silenzio e di donare ai milioni di tifosi del Cavallino Rampante quella notizia che potrebbe anche rappresentare una svolta in quella che potremmo definire come “era Marchionne”. Certo è che ad andare via è forse il pilota più forte in attività. Quello capace di cavare il sangue da una rapa o , se preferite, i cavalli dall’attuale Ferrari. Se non ha vinto, o ha vinto troppo poco, non è certo dipeso da lui. E questo a Maranello lo sanno bene. Per cui dato il doveroso ringraziamento per l’abnegazione sempre dimostrata e per il grande lavoro svolto, adesso si può dare il benvenuto ad uno che sa declinare il verbo vincere come pochi e che spera di ridiventare campione del mondo guidando una Ferrari: il tedesco Sebastian Vettel. Si sprecano (e si sprecheranno) i tentativi di accostare l’ex Red Bull a Michael Schumacher: tutti e due tedeschi, entrambi arrivano in Ferrari a 27 anni etc. etc., lasciamo volentieri tali elucubrazioni ad altri. Preferiamo soffermarci invece su una condizione senza la quale (vi ho risparmiato la citazione in latino…) nessun pilota può ambire alla vittoria finale. E cioè, lapalissiano, la bontà della vettura che Maranello riusciròà a partorire per la prossima stagione. Senza una macchina competitiva qualsiasi pilota diviene inerme e, peraltro, Alonso docet (toh! Il latino…). È vero che l’asturiano si è stufato di far le nozze con i fichi secchi è altrettanto vero che i tre anni di Vettel senza una monoposto competitiva sembreranno non finire mai.