Le Mercedes, di questi tempi, riescono a prendersi i riflettori anche quando non corrono: a Barcellona l'incidente al primo giro ha catalizzato le attenzioni di tutti, mentre in pista si celebrava l'epifania del predestinato, un figlio d'arte (ma non troppa, considerato lo spessore di babbo Jos "the boss") che alla prima con una macchina “seria” conquista un'impronosticabile successo, ottenuto all'età di chi, tra i comuni mortali, inizia a studiare per prendere la patente.
Partiamo dalle frecce d'argento e dalla carambola che ha le ha tolte di mezzo dopo pochi metri. La colpa, ad opinione di chi scrive, è di Lewis Hamilton, un pilota che non conosce il verbo rallentare. Dopo essere stato infilzato, per l'ennesima volta, alla prima curva, ha voluto subito tentare di rispondere pan per focaccia all'odiato compagno di scuderia che, ad onor del vero, sembrava aver inspiegabilmente rallentato la fuga. Nella rozza manovra di Rosberg (sv) non c'è però nulla di diverso da quanto aveva fatto, a parti invertite, il britannico nello scorso GP degli USA: il campione in carica (voto 2), dal canto suo, avrebbe dovuto alzare il piede e non dimostrare a Carlos Sainz che le sue imprese nel mondiale rally, a confronto, erano roba da dilettanti. Il clima si fa incandescente proprio perché Nico ha smesso di fare la pecorella obbediente e per una volta, quella giusta, ha dimostrato di avere gli attrezzi del mestiere, mentre Hamilton conferma non solo di non saper perdere, ma soprattutto di andare in confusione totale quando non stravince (vedi lo scorso GP d’Ungheria).
Per la Ferrari (voto 1) era l'ulteriore occasione della vita, eppure anche questa volta, ed è la quinta di seguito, ha gettato alle ortiche una concreta opportunità di vittoria. Malissimo Sebastian Vettel (voto 3), che si è fatto (ri)superare da Verstappen e Sainz dopo l'incidente. La strategia a dir poco sconclusionata del Cavallino Rampante ha fatto il resto, e a poco è servita la difesa del terzo posto su Ricciardo; la partita, quella vera, era già stata buttata al vento. E dire che sarebbe stato sufficiente restare fuori con il primo treno di gomme per cogliere il successo: il passo della Red Bull, pur essendo migliore, permetteva ai due scudieri di Chris Horner di recuperare poco più di mezzo secondo al giro, tanto poco da permettere al tedesco di adottare la strategia delle due soste senza avere rivali. Anche Raikkonen (voto 5) è stato penalizzato dalle cervellotiche scelte del muretto, ma quantomeno ha saputo rimanere a ridosso di Verstappen: onestamente però, pur con le attenuanti dell'ultima curva, il finnico doveva fare di più, mentre non ha mai portato un singolo attacco nell'arco dei 20 giri passati a respirare gli scarichi del motore Tag Heuer.
E che dire di Max Verstappen (10 e lode)? Tutto il bene possibile, se poi ci aggiungiamo anche una buona dose di fortuna che solitamente aiuta gli audaci, ci troviamo a celebrare un nuovo recordman della F1 e, potenzialmente, una formidabile minaccia per i primati di Michael Schumacher>Schumacher. Certo la ruota è girata dalla sua parte dal primo all'ultimo passaggio: fuori le due Mercedes, strategia sbagliata di entrambi i ferraristi, compagno di squadra sacrificato sullo stesso altare in cui, anni fa, il connazionale Webber veniva 'penalizzato' a favore dell'astro nascente Vettel. Sembra una storia già vista, ma questa volta la Red Bull non è quella cannibalica del 2010 e per Max, Spagna a parte, la strada sarà un po' più in salita: gli va però tributato il merito di non aver sbagliato una virgola anche sotto pressione e di aver tirato fuori tutto quello che aveva. Siamo certi che il suo astro, che ha iniziato a splendere fortemente sul cielo di Barcellona, sarà uno dei più brillanti, sempre, ça va sans dire, se riuscirà a tenere il casco sulle spalle.
Peccato invece per Daniel Ricciardo (8): era lui a meritarsi la vittoria, ma una scelta penalizzante delle gomme non solo gli ha precluso il podio ma anche la possibilità di lottarci fino in fondo a causa di una sfortunata foratura. La cosa che più ci spaventa però è l'ipotesi, tutt’altro che remota, che alla Red Bull abbiano già deciso di fargli la festa, sarebbe un errore madornale per un pilota audace, veloce è simpatico che, lo ricordiamo, è stato in grado di tenere testa all’apparentemente infallibile Vettel. Ma sembra che ai tori non siano troppo simpatici i canguri.
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